Il nostro sistema democratico vive una crisi profonda, forse come non mai: lo dimostra, ancora una volta, la pervicace disaffezione dei cittadini al voto, con dati sempre più sconfortanti e ormai cronicamente attestati su nuovi minimi storici. Quali risposte dare? Come ripartire da una reale rappresentanza politica e dalla partecipazione dei cittadini?
Ne parleremo a Marsala, il prossimo 30 giugno, nel corso di un’iniziativa organizzata dalla Diocesi di Mazara del Vallo in collaborazione con il Mcl significativamente intitolata: “Crisi della democrazia e Dottrina sociale della Chiesa”, cui parteciperanno lo stesso Vescovo Mons. Domenico Mogavero e numerosi dirigenti nazionali del Movimento oltre ai quadri dirigenti del Mcl di Sicilia, chiamati a raccolta per un confronto su questioni essenziali come la nuova legge elettorale, la partecipazione, la democrazia, la rappresentanza.
Un incontro importante che da un lato cade all’indomani di un voto amministrativo che ha ribadito la totale assenza di certezze e, dall’altro, anticipa riflessioni sostanziali anche in vista delle consultazioni regionali del prossimo novembre e, a seguire, delle elezioni politiche nazionali.
Per la rappresentanza sono tempi duri, precipitata ormai da anni in uno stato di declino, in apparenza inarrestabile: sia sul fronte politico, con una crisi dei partiti senza precedenti, sia su quello sociale. Le forme della mediazione politica (partiti, sindacati, movimenti) sembrano aver perso l’efficacia d’un tempo e le istituzioni non sono più portatrici di interessi collettivamente rappresentati. Si sta costruendo un potere senza mediazione, mentre va scomparendo anche il lessico della democrazia e non udiamo più parole come partecipazione, dialogo, confronto, politica come servizio, persona, formazione, senso civico. La ricostruzione della rappresentanza è un dovere imprescindibile, perché insieme al suo declino assistiamo anche ad una serie di attentati alla qualità della democrazia: una democrazia sempre più formale e lontana dal popolo.
Ci troviamo di fronte ad un organico progetto di destrutturazione della società civile che colpisce tutti i corpi intermedi: a cominciare dalla famiglia per arrivare ai sindacati, alle associazioni e ai movimenti. Una linea, nei fatti, radicalmente ostile ad ogni principio sussidiario. La destrutturazione dei corpi intermedi marcia di pari passo con quella della democrazia partecipativa. E neppure può dirsi che lo spazio tolto alla società civile lo guadagni la rappresentatività politica.
Negli ultimi decenni il ruolo dei partiti non è stato più in grado di rappresentare gli interessi degli elettori soprattutto perché si è fatta più forte la presenza in Parlamento di lobby, presenti all’interno, oltre che all’esterno, degli stessi partiti. La loro pressione è cresciuta sempre più negli ultimi anni facendo sì che gli interessi di natura socioeconomica prendessero il sopravvento su quelli di natura sociale. Abbiamo assistito ad un disorientamento dei valori e ad uno svuotamento del ruolo decisionale delle istituzioni politiche democratiche a favore della sfera economico-finanziaria, con la collaterale perdita di peso politico del voto democratico dei cittadini: un tempo popolo sovrano. L’alto tasso di astensionismo in Italia è lo specchio del distacco sempre più ampio che si registra tra i cittadini e la politica.
In tutto l’Occidente sono i partiti i luoghi della selezione della classe politica, ma questi partiti in Italia non ci sono più. Il nostro Paese è una federazione di “uomini soli al comando”: destinati a fallire perché nessuna operazione complessa, nel mondo di oggi, può essere retta da un uomo solo. Non si conosce democrazia che possa fare a meno di partiti seri, organizzati e retti da regole, che si assumano la responsabilità di governare: insomma di fare il loro mestiere. Si deve restituire ruolo e dignità alla politica in un corretto equilibrio tra i poteri e gli ordini dello Stato; ripristinare la pienezza della democrazia; restaurare la centralità della sovranità popolare. Si deve riportare al centro dell’attenzione dell’economia e della politica la persona, la famiglia e le comunità naturali.
Il rischio di questa crisi della rappresentanza è che si smarrisca il senso di un popolo, si retroceda ad un individualismo che distruggerebbe ogni tessuto connettivo e che la protesta sfoci in populismi inutili e dannosi.