Il piccolo Charlie Gard deve morire… Così ha deciso la Corte Europea per i diritti dell’uomo che ha respinto l’appello dei genitori di Charlie, nella foto, il bimbo, che a meno di un anno, è affetto da una rara sindrome mitocondriale che causa un progressivo indebolimento dell’organismo e provoca gravi danni al cervello. Charlie è un malato terminale in cura presso il Great Ormond Street Hospital di Londra.
Il Tribunale si è associato ai medici inglesi e ha deciso la sospensione della cura a Charlie anche se i suoi genitori, volevano percorrere la strada di una speranza, di una sperimentazione offerta in Usa. Purtroppo la loro richiesta è stata negata, ma soprattutto è stata presa una decisione tremenda: sulla vita di un bambino decidono i magistrati e i medici e a nulla serve l’amore dei genitori per non sopprimere la vita di un loro figlio, che viene “ucciso” in modo forzoso, impedendo che si attui il percorso di vita naturale.
Adesso la coscienza dei buonisti, laici e cattolici benpensanti, non praticanti, si sentirà soddisfatta da questa decisione dei giudici? Con questo precedente, si procederà senza appello a sopprimere la vita di chi ha una malattia rara o che richiede troppe cure e anche costose. Ormai l’uomo quando è considerato uno “scarto” (come ci ricorda Papa Francesco), un peso inutile, deve essere eliminato perché la società della globalizzazione non ammette altre visioni che l’efficienza estremizzata; la tutela delle risorse finanziarie pubbliche, tranne quando si è di fronte ai salvataggi di banche con miliardi di euro a carico dei cittadini e migliaia di contribuenti senza più i loro risparmi; altresì i giudici non sono così determinati a tutelare le risorse pubbliche, come nel caso della sentenza contro Charlie, quando si trovano di fronte a grandi business illeciti e di corruzione per appalti pubblici e traffico sui migranti sempre più tollerati dal buonismo e dal relativismo, fenomeni che si espandono sempre più tra laici e chierici (come ammoniva Papa Benedetto XVI).
Ormai è sempre più palese che non ci sia più la difesa della vita, da parte delle istituzioni, e che non ci sia posto in pubblico per Dio Creatore, in questo tempo complesso che sta oscurando l’umanità nell’era digitale, in una società sempre più priva di valori etici condivisi.
Antonino Giannone
(Docente di Etica professionale e Relazioni industriali)