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Ecco come Angela Merkel sta giocando la partita sulle nozze gay

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L’apertura a matrimoni anche tra persone dello stesso sesso stato è un altro colpo da maestro di Angela Merkel? Durante un incontro live organizzato dal periodico Brigitte, alla domanda di uno spettatore perché mai continuasse a opporsi a questo tipo di matrimonio, visto che tutti gli altri partiti cioè Verdi, Linke (Sinistra) e Spd, si sono detti a favore, Merkel aveva risposto che si tratta di un tema sul quale riflette da tempo ed è infine giunta alla conclusione che non si tratta di una scelta politica ma di coscienza. Una risposta che per i socialdemocratici e l’opposizione è stato il campanello di via, per forzare i tempi e inserire nell’ordine del giorno odierno anche la votazione su questo tema. Merkel ai suoi aveva lasciato libertà di votare secondo coscienza. Una mossa, verrebbe da dire, per non ritrovarsi il cerino in mano, proprio ora che sta per iniziare davvero la campagna elettorale.

E la votazione stamane al Bundestag è andata come previsto. Su 623 deputati presenti (in tutto sono 630, il che dimostra quanto fosse sentita la questione) 393 hanno votato a favore, e questo significa che almeno 70 deputati CDU-CSU hanno votato a loro volta a favore di questa normativa. Rispondendo così alle aspettative di una società che, secondo i sondaggi, vede l’80 per cento dei tedeschi a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Eppure, per come Merkel ha giocato la partita, anche la votazione di oggi potrebbe essere un altro punto a suo favore. Die Zeit già un paio di settimane fa provava a spiegare perché, pur non avendo negli ultimi tempi più fatto errori, lo sfidante di Merkel, il socialdemocratico Martin Schulz, appare vieppiù come un Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento.

Merkel sistematicamente, o meglio, visto il suo passato di chimica, scientificamente, gli sfila uno dopo l’altro i cavalli di battaglia in politica interna (in quella estera, come si sa, i tedeschi si fidano ciecamente di lei, e se il G-20 in programma la settimana prossima ad Amburgo sarà un successo, questo non farà altro che riconfermarli nella loro convinzione). L’impressione da fuori è che faccia fare a Schulz il lavoro, vedi programma di riforma fiscale, di ridistribuzione della ricchezza, di investimenti in infrastrutture e poi, metta giusto qualche virgola qua e là, si appropri dell’argomento.

Una strategia che risulta ancora più evidente nel caso specifico dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Un tema che sta da sempre a cuore ai socialdemocratici, i quali però in questa legislatura avevano preferito non tirarlo fuori, per evitare scontri troppo accesi con l’Unione (CDU e CSU). Un timore giustificato, vista l’immediata reazione del capo dei cristianosociali Horst Seehofer, il quale in un’intervista al quotidiano Augsburger Allgemeine definiva la decisione dell’SPD di imporre ora ai deputati del Bundestag, per giunta nell’ultimo giorno prima della chiusura estiva del Parlamento e di fatto a fine legislatura, la votazione su questo argomento, un ricatto vero e proprio. “L’alleanza con l’opposizione è da giudicare come una rottura del patto di coalizione”. Già ma tanto la legislatura è praticamente finita. Da domani tutti sono in campagna elettorale.

A rovinare la soddisfazione dei socialdemocratici per essere riusciti in questo sgambetto, ci ha pensato Merkel, la quale – dimentica di quel che nella campagna elettorale del 2013 andava dicendo, e cioè che questo tipo di matrimonio “non rientra nel mio schema mentale” – bacchettava l’altro ieri Schulz dal podio del Bundestag, per aver trasformato un argomento così “delicato e privato” in una pedina del gioco politico. Perché, faceva notare, “non stiamo parlando di una nota a margine, ma dell’articolo 6 della nostra Costituzione, la quale recita ‘Il matrimonio e la famiglia godono di particolare protezione da parate dell’ordinamento statale’”. Una stoccata ben assestata, per quanto il capogruppo dei socialdemocratici Thomas Oppermann oggi, in un’intervista a margine della votazione al Bundestag, le replicava: “La carta costituzionale non dice però specificamente che il matrimonio è tale solo se contratto tra uomo e donna”. Una risposta interessante, che però non esclude un ricorso alla Corte costituzionale, alla quale un terzo del Bundestag (ovviamente composto da deputati esclusivamente di Cdu e Csu) intende ora rivolgersi.

Schulz dunque non riesce proprio a trovare appigli contro Merkel, così spiegava già l’articolo della Zeit online. E non è che Schulz non abbia argomenti (semmai gli manca il talento retorico, ma quello manca anche a Merkel). Quando nel 1998 i socialdemocratici guidati da Gerhard Schröder sfidarono la reggenza Helmut Kohl, a quest’ultimo i tedeschi riconoscevano il merito di aver riunificato il paese, solo che da allora erano trascorsi già otto anni e nulla si era più mosso nel paese. Non c’era traccia dei rigogliosi paesaggi promessi nel ’90 da Kohl ai tedeschi dell’est. Inoltre la visione di Kohl della società pareva ormai anacronistica e una generazione che non aveva mai visto altro cancelliere se non lui, stava andando a votare. Una generazione che voleva credere e credeva alla promessa di rinnovamento della società fatta da Schröder e dall’allora capo dei verdi Joschka Fischer.

Oggi la situazione è ben diversa, Merkel non ha nulla dell’asfissiante provincialismo che, nonostante tutti gli onori tributati ora a Kohl, è parte integrante della biografia di questo cancelliere. Merkel ha modernizzato il partito e non ha ostacolato la modernizzazione del paese. E poco importa, a conti fatti, almeno per l’elettore tipo, che che certe scelte, come l’abbandono del nucleare, siano state più indotte dalla necessità piuttosto che prese liberamente.



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