Febbre da voto disgiunto in Lombardia. Che ormai la partita per il Pirellone sia tra Umberto Ambrosoli e Roberto Maroni sono molti a pensarlo. E tutti si posizionano di conseguenza, privilegiando l’uno o l’altro candidato, indipendentemente dal voto a livello nazionale. Il resto, gli altri candidati, a partire da Gabriele Albertini, sembra contare sempre meno. Così, non c’è solo l’endorsement di alcuni montiani, capofila Ilaria Borletti Buitoni, per Umberto Ambrosoli, che aveva suscitato tanto clamore e il tentativo di minimizzazione del candidato montiano Gabriele Albertini e di Mario Monti stesso.
Ora anche Oscar Giannino, leader di Fare per Fermare il declino che a livello nazionale corre da solo, dice apertamente in un’intervista a Repubblica: “Se un elettore sceglie me in Parlamento e il candidato del centro sinistra al Pirellone merita il mio rispetto”. Chissà cosa avrà pensato il suo candidato ufficiale alla poltrona di governatore, il professore bocconiano Carlo Maria Pinardi leggendo questa apertura al centro-sinistra del suo leader che dice no al voto disgiunto ma anche che “la regione ha bisogno di cambiare”.
E per un voto disgiunto regione-nazione opta Antonio Ingroia che in Lombardia ha scelto di appoggiare Ambrosoli. Ieri in un incontro a Bergamo, il leader di Rivoluzione civile, spettro del Pd alle politiche, ha spiegato: “È stato facile per noi sostenere Ambrosoli in Lombardia, mentre a livello nazionale siamo competitor del centrosinistra. E se mi domandate perché, vi rispondo: chiedetelo al centrosinistra. Evidentemente con Ambrosoli, espressione della società civile, il dialogo è stato possibile. Invece con Bersani, che è uomo di apparato, no”. Insomma, Ambrosoli piace a tutti. Un po’ meno ai suoi sfidanti scaricati.