Il doppio annuncio dato ieri dalla Commissione europea e dal Tesoro chiude una trattativa durata sei mesi, ma pone molti interrogativi ai risparmiatori italiani coinvolti in qualche forma nel salvataggio del Montepaschi . L’ingresso dello Stato nel capitale della banca senese presuppone infatti l’esercizio del burden sharing, cioè la ripartizione dei costi del risanamento tra pubblico e privato. Vediamo più da vicino i passaggi più delicati di questo meccanismo e come potrebbero essere coinvolti gli investitori.
IL COSTO DEL SALVATAGGIO
Il fabbisogno da colmare è di oltre 8,1 miliardi, in calo rispetto agli 8,8 miliardi annunciati dalla Bce nel dicembre scorso sulla base dei risultati dell’ultimo stress test condotto sulla base di uno scenario avverso. All’abbassamento dell’asticella, come accennato ieri dalla Commissione, avrebbero contribuito le cessioni per mezzo miliardo di euro che la banca senese ha inserito nel piano industriale. Il gap rimasto sarà colmato attraverso un aumento di capitale a cui lo Stato aderirà per 3,9 miliardi, mentre i restanti 4,3 miliardi saranno al servizio della conversione dei bond subordinati in equity.
LA CONVERSIONE
I possessori di bond subordinati Mps dovranno aderire a un debt/equity swap, operazione simile a quella compiuta dalle banche greche a fine 2015. In base a quanto previsto dalla legge Salva-Risparmio del febbraio scorso, i più rischiosi titoli Tier 1 saranno convertiti in azioni al 75% del valore nominale, mentre i Tier 2 (posseduti principalmente dal retail) al 100%.
RISTORI
Sempre in base alla legge Salva-Risparmio, entro 60 giorni le azioni di nuova emissione frutto della conversione di strumenti subordinati e assegnate a controparti non qualificate (quindi investitori retail) saranno acquistate dal Tesoro su richiesta dei possessori. In cambio i risparmiatori riceveranno bond senior per un controvalore pari al minore tra il valore di conversione e quello di acquisto. Tale modalità è stata suggerita da Consob con lo scopo di evitare comportamenti eccessivamente speculativi e di contenere, allo stesso tempo, gli oneri per le finanze pubbliche. L’esborso pubblico salirà pertanto a 5,4 miliardi, consentendo allo Stato di attestarsi al 70% della nuova banca, mentre agli istituzionali ex obbligazionisti subordinati farà capo circa il 25% del capitale.
AZIONISTI
Se gli obbligazionisti avranno almeno la possibilità di scommettere sul rilancio borsistico della banca, l’onere maggiore ricadrà sugli azionisti. Anche se il valore dei titoli non subirà svalutazioni forzose (come accaduto invece nel caso delle quattro banche), l’effetto diluitivo dell’aumento di capitale sarà almeno del 95%. Soprattutto perché la riscrittura del decreto Salva-Risparmio ha inasprito le condizioni per i vecchi azionisti proprio in base al principio del burden sharing. Il prezzo di emissione delle nuove azioni sarà infatti a sconto del 15% rispetto ai vecchi titoli per gli obbligazionisti subordinati e del 25% per lo Stato. Ciò significa che, a parità di investimento, gli ex bondholder e il Tesoro potranno sottoscrivere più titoli, accentuando l’effetto diluitivo per i vecchi soci.
BOND SENIOR E DEPOSITI
Non ci saranno impatti per gli obbligazionisti senior e per la clientela della banca. Nulla ad esempio cambierà per chi ha un conto corrente, un conto di deposito o un conto titoli o per chi è esposto verso la banca con un contratto di mutuo. L’applicazione del meccanismo del burden sharing si fermerà infatti ai bond subordinati e dunque le altre categorie di stakeholder non risentiranno in alcuna forma dei costi del salvataggio.
LA QUOTAZIONE
Le azioni, sospese da oltre sei mesi, dovrebbero essere riammesse agli scambi subito dopo il salvataggio, anche se Consob potrebbe decidere di posticipare l’evento a dopo la pausa estiva. Nello specifico, la legge Salva-Risparmio prevede che il valore delle nuove azioni emesse dalla banca sia il minore tra il prezzo di riferimento medio degli ultimi 30 giorni di negoziazione e quello determinato sulla base del patrimonio. In questo secondo caso il Monte ripulito e ricapitalizzato quoterebbe al 100% del valore patrimoniale tangibile, un privilegio che sul listino milanese hanno solo Intesa Sanpaolo e il Credito Emiliano.
(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)