La difesa comune europea sta diventando realtà. Parola del ministro della Difesa Roberta Pinotti, intervenuta questa mattina all’evento “L’industria della Difesa italiana tra prospettive, rischi e opportunità: il futuro passa per le grandi alleanze internazionali ed europee?”, organizzato a Roma, presso il Centro alti studi per la difesa (Casd), dalla Federazione delle aziende italiane dell’aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad), presieduta da Guido Crosetto, in occasione della sua assemblea generale.
IL DOSSIER PIÙ FACILE
“Non vorrei essere nei panni del ministro dell’Interno Marco Minniti”, ha detto la Pinotti riferendosi alla riunione che nel frattempo si stava consumando a Tallinn per la delicata questione dei migranti. L’immigrazione “è un banco di prova importante, una sfida su cui si gioca il futuro della qualità della cittadinanza europea”, ha aggiunto il ministro. Eppure, in Estonia l’Italia non sembra aver trovato il supporto che sperava. Paradossalmente è ora la difesa, fino pochi anni fa impensabile settore di integrazione continentale, a diventare “la sfida più semplice”. Se sull’immigrazione restano evidenti i contrasti, infatti, la difesa “è il dossier su cui siamo più avanti ed è avvertita maggiore positività”, ha detto la Pinotti. Dalla presentazione della Global Strategy dell’Ue da parte dell’Alto rappresentante Federica Mogherini nel giungo dello scorso anno, il progetto di una difesa comune ha subito un’evidente accelerazione. Ad essa ha contribuito l’incerto contesto internazionale ma anche la convinta iniziativa di alcuni Stati, tra cui proprio l’Italia.
CONTRO IL VENTO POPULISTA
Solo l’anno scorso, “l’Europa era avvertita dalle opinioni pubbliche come qualcosa di ostile, lontano e burocratico, con venti populisti che spiravano molto forte. Poi qualcosa è cambiato”, ha ricordato la Pinotti. Dopo lo shock della Brexit e l’elezione di Donald Trump, gli esiti delle elezioni in Austria, Olanda e soprattutto Francia hanno ridato speranza al sogno europeista. La vittoria di Emmanuel Marcon “ha dato la svolta, contribuendo a girare la percezione dell’opinione pubblica europea”. Ora, secondo il ministro, “non possiamo perdere l’occasione storica di rilanciare un progetto che è l’unico a poterci permettere di competere nel mondo”. La prossima settimana, dopo la visita a Washington dal segretario alla Difesa americano James Mattis, la Pinotti incontrerà anche il nuovo presidente francese a cui “dirò le stesse cose”, ha promesso.
L’ACCELERAZIONE SULLA DIFESA
“Finalmente sulla difesa europea si è rimesso in moto il cantiere”, ha rimarcato il ministro. “Un po’ come successo per il nostro bilancio Difesa: dopo anni abbiamo fermato il declino per poi ripartire”. Certo, l’obiettivo del 2% del Pil stabilito in ambito Nato appare ancora lontano, ma “siamo consapevoli che deve essere mantenuto”. Il progetto europeo appare per questo incoraggiante. La recente istituzione della Military planning and conduct capability (Mpcc) – un quartier generale depotenziato “per missioni no combact”, come ha ricordato proprio il ministro – e il Piano d’azione della Commissione europea con un meccanismo di fondi comuni sono “decisioni concrete importanti”. Si tratta di piccoli passi in avanti, ma anche di “scelte che fino ad ora non erano mai state fatte”, ha detto la Pinotti. L’obiettivo va però al di là del settore della difesa: “Dobbiamo legare la difesa europea a un’identità di cittadinanza europea, un ideale più alto su cui accelerare moltissimo è l’unica speranza”. Accelerare vuol dire concretizzare le decisioni, e “muovere gli interessi per evitare che i valori restino sulla carta”.
IL MESSAGGIO ALL’AUSTRIA
Il tema caldo in sede europea resta però l’immigrazione. Giorni fa, quando il ministro della Difesa austriaco Hans Peter Doskozil aveva annunciato il dispiegamento dei militari al Brennero, la Pinotti assisteva a un’esercitazione militare presso il complesso dolomitico delle Cinque Torri. “Eravamo pronti”, ha scherzato il ministro italiano ricordando il rapporto di amicizia con l’Austria, ma anche che l’anno scorso era stato lo stesso Doskozil ad annunciare un muro al Brennero poi, difatti, mai realizzato. La tensione sulla crisi migratoria resta dunque alta. Se sulla difesa il cantiere è ripartito, sull’immigrazione rischia di crollare.