I dati sono implacabili. Nel 2012 i mutui per le abitazioni sono crollati del 42%. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, i permessi per costruire nuovi immobili sono diminuiti del 22%. Le sofferenze bancarie delle imprese di costruzione a novembre hanno toccato l’incredibile cifra di 22 miliardi di euro. Più che in crisi, il settore dell’edilizia sembra quasi al tappeto. Proprio per questo, pochi giorni fa, i costruttori sono scesi in piazza, organizzando la “giornata della collera”. Con un’azione significativa, hanno cosparso Piazza Affari a Milano di caschi protettivi gialli. Simbolo del lavoro che non c’è.
In un recente colloquio, il presidente dell’Ance – associazione confindustriale dei costruttori – Paolo Buzzetti ha parlato di un vero e proprio problema con le banche. “Si è rotto il rapporto di fiducia tra noi e il credito. In Italia gli interessi sul credito alle imprese sono più alti di quattro volte rispetto alla Germania. Dov’è l’Europa?”.
Le banche concedono sempre meno mutui alle famiglie e sempre meno prestiti alle imprese. Le imprese chiedono liquidità per far ripartire l’economia. “Da sempre, il sistema si rilancia con le esportazioni e col mercato interno. E il miglior modo per far ripartire il mercato interno è ricominciare a costruire”. L’Ance non parla di nuovo consumo di territorio, ma di un’agenda “ad impatto zero”. “Dobbiamo ammodernare il Paese, occorre un piano di messa in sicurezza delle zone a rischio idrogeologico. Possiamo elaborare un piano città, per riqualificare le periferie e migliorare i trasporti pubblici”, afferma Buzzetti.
Per far questo occorre liquidità. Occorre che le banche credano in questi progetti di sviluppo. Il 12,8% delle imprese edilizie ha sofferenze bancarie, contro il 9,5% della media delle aziende degli altri settori. “Non abbiamo costruito cattedrali nel deserto – sostiene il presidente dell’Ance – questo avviene per un problema di rapporto strutturale con le banche”.
Già, le banche.
