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Cosa dicono i macroniani d’Italia delle macronate di Macron?

Calenda

Il 9 maggio scorso Forza Europa, un movimento d’ispirazione liberale ed europeista, aveva celebrato la vittoria di Macron con un aperitivo a base di prodotti italiani e francesi. A poco meno di tre mesi da quel giorno l’entusiasmo per il presidente francese è decisamente calato. Il suo nome è riecheggiato in tutti gli interventi dei relatori che hanno preso parte all’evento organizzato da Forza Europa il 29 luglio a Roma. Ad animare il dibattito che ha riflettuto sulla crisi della visione di una Europa Unita e sui venti dei nuovi nazionalismi, politici ed economici, c’erano: Benedetto Della Vedova, Emma Bonino, Carlo Calenda, Marco Bentivogli, Marco Cappato, Francesca Mercanti, Riccardo Magi, Andrea Mazziotti, Umberto Ranieri, Simona Giordano, Antonio Argenziano, Flavia Perina, Piercamillo Falasca e Carmelo Palma.

CALENDA: “LA FRANCIA SAPPIA CHE SULLA VICENDA FINCANTIERI L’ITALIA NON SI MUOVE DI UN MILLIMETRO”

“Io non credo che l’Europa sia in crisi, io penso che l’Occidente sia in crisi”. Esordisce così il ministro dello sviluppo Economico Carlo Calenda dal palco dell’Hotel Nazionale. Il suo è un intervento articolato che ha la forma di un manifesto programmatico. “Questa crisi assume la forma del “rifiuto della modernità”. Il rifiuto dei vaccini, il rifiuto del commercio non sono altro che la rappresentazione dell’idea, ormai diffusa, che le società contadine di 100 anni fa siano meglio delle odierne. Questa è la negazione di tutto il progresso dell’Occidente. E quella che dobbiamo intraprendere non è una battaglia per l’Europa ma una battaglia per la modernità”, dice Calenda. “Occorre mantenere una prospettiva liberale. Il nostro errore è stato immaginare che, dopo il 1989, si sarebbe affermata una società basata sul multiculturalismo, sulle economie di mercato che avrebbero generato società democratiche. Invece non è successo e questo si è riverberato su una sfiducia nei confronti della classe politica progressista”. Il discorso di Calenda non può non soffermarsi anche sullo scontro in corso tra la Francia e una delle più grandi aziende italiane, la Fincantieri. “Io ho sperato quando Macron è arrivato all’Eliseo perché lui è meglio lui della Le Pen, 100 volte” – ammette Calenda – “Il Governo Hollande ha chiesto una mano ad una grande azienda italiana che si chiama Fincantieri per lavorare su STX, un cantiere problematico che era al 66% dei coreani che entrato in fallimento in Corea. In campagna elettorale Macron ha chiuso alla possibilità che la Fincantieri detenesse la maggioranza di STX. Da allora abbiamo iniziato a negoziare con i francesi. E la posizione del Governo italiano è: “Non c’è verso che noi accettiamo il 50%, ovvero meno di quello che avevano i coreani. Non c’è verso perché è una questione di rispetto e di dignità. Quindi abbiamo detto ai francesi che se vogliono possono nazionalizzare ma non ci muoviamo di un millimetro, per rispetto della nostra dignità nazionale. E a quella strategia, sbagliata, non si risponde nazionalizzando la Telecom.  Questo non è un asilo in cui due bambini si guardano in cagnesco, questa è una cosa seria”. Un duro attacco all’idea di nazionalizzazioni arriva anche da Marco Bentivogli, segretario generale della FIM CISL. “È difficile andare nelle fabbriche a spiegare che le nazionalizzazioni sono sbagliate perché l’ultima Ilva pubblica ci ricorda le tangenti e l’inquinamento” – dice Bentivogli nel suo intervento – “Vedere poco dopo il campione del liberalismo e dell’europeismo ricorrere alle nazionalizzazioni per proteggersi dalla crescita dell’industria europea, perché Fincantieri è un patrimonio europeo, è una delusione”.

EMMA BONINO: “NON C’È NIENTE DI PIÙ FRAGILE DELLA POLITICA, NON C’È NIENTE DI PIÙ STABILE DELLA GEOGRAFIA”

Anche Emma Bonino parla della sua personale visione sul presidente della Francia. Da politico navigato, l’ex ministro degli esteri, pare sia rimasta pressoché indifferente al fascino di Macron: “Quando hanno eletto Macron, ho avuto non delle esitazioni, ma dissi che sarebbe stato il presidente francese della Repubblica francese, con tutto quello che questo vuol dire. Otto anni fa tutti ci innamorammo di Obama, come se dovesse risolvere i problemi dell’UE”. L’Unione Europea, nelle parole di Emma Bonino, è una barca in mezzo alle onde, una barca che prende acqua e che necessita di un intervento prima di affondare del tutto. “Non c’è niente di più fragile della politica, non c’è niente di più stabile della geografia” – prosegue l’ex senatrice – “Noi non possiamo lasciare il Mediterraneo né il Mediterraneo se ne può andare. E tutto il sud è in un mare di fuoco e di instabilità. L’attrito tra alcune monarchie del Golfo e il Qatar non è un passo verso la stabilizzazione siriana. A noi manca l’Europa che non c’è, quella della politica estera. L’Europa comunitaria funziona, quella che non funziona è l’Europa intergovernativa. Quella dei vertici di Stato e di Governo. Perché la “saggezza” degli Stati membri non l’ha mai voluta. A cosa servono 28 Stati alla deriva che in politica estera sembra che ci impegniamo a farci dei dispetti? La dimensione che ci permette di sederci al tavolo dei grandi è quella dei 500milioni di persone e la dimensione del mercato europeo”. Infine Emma Bonino ricorda la campagna “Ero straniero” portata avanti dai Radicali  e dedicata alle politiche migratorie. “Sento ogni giorno nuove soluzioni per risolvere la “crisi dei migranti”. Ma la verità è che non possiamo rimandare indietro queste persone. Fanno i lavori che gli italiani non vogliono fare, ne abbiamo bisogno. Siamo in un declino demografico mostruoso, li andremo a cercare tra poco. “Ero straniero” è una campagna di legalità”.

DELLA VEDOVA: “OCCORRE LAVORARE INSIEME ALLA STABILIZZAZIONE DEL MEDITERRANEO, LASCIANDO A CASA LA GRANDEUR”

L’intervento del sottosegretario al Ministero degli Esteri Benedetto Della Vedova è quasi tutto incentrato sulla politica estera, europea ed italiana. “Per l’Italia la scelta neonazionalista è un dramma e la Brexit è un monito. Un Paese da solo è troppo piccolo e troppo debole anche quando pensa di essere abbastanza” – dice Della Vedova – “Noi non pensiamo che l’interesse nazionale sia sparito in questi anni. L’interesse nazionale è l’interesse dei cittadini e non dei Governi o dei governanti. L’interesse dei cittadini coincide con un’Unione forte. È dove l’Europa non c’è che ci sono i problemi, come sull’immigrazione dove se ne riscontra la più totale assenza”. Anche per Della Vedova questi tre mesi di presidenza Macron non sono da incorniciare: “Io ho gioito per la vittoria di Macron alle elezioni francesi. Mi sono commosso quando l’ingresso del nuovo Presidente della Repubblica francese è stato accompagnato non dalla Marsigliese ma dall’Inno alla Gioia”. I primi cento giorni di reggenza, però, non hanno rimandato l’immagine di un europeista convinto. “Con il nuovo Presidente dovremmo vedercela come sempre, sarà un partner ed un competitor dell’Unione Europea pronto all’asse con Berlino e con cui cercare di discutere anche quello che dovrebbe essere un preminente interesse comune: il Mediterraneo”, conclude Della Vedova. “Occorre lavorare alla stabilizzazione del Mediterraneo e questo dobbiamo spiegarlo anche a un presidente che volesse mettersi “in marcia” sulla vecchia strada della grandeur francese. I blitz non sono la soluzione e nemmeno gli incontri che seguono ad altri incontri”.

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