Cervelli che fuggono? Al contrario, intelligenze che crescono in Italia. Un Paese di bamboccioni? Macché: una nazione di giovani intraprendenti. Ragazzi già rassegnati alla crisi infinita, al piagnisteo, a dare l’eterna colpa d’ogni male allo Stato? Esattamente l’opposto: qui si racconta di ventenni e trentenni, maschi e femmine, del lontano Sud e del profondo Nord che si sono inventati un lavoro quando il lavoro non c’era. Che hanno versato gocce non di lacrime, ma di sudore. Che pensano non a che cosa l’Italia potrebbe fare per loro, ma a che cosa loro stanno già facendo per l’Italia. E con un successo così travolgente da finire -pur tutti giovanissimi- come leader affermati sulla copertina di “Time”. O con duemila citazioni sulle riviste scientifiche. Con una stella Michelin ad appena ventiquattro anni. Con quattro medaglie d’oro al collo ai Mondiali per atleti con sindrome di down.
“Talenti d’Italia” s’intitola il nuovo libro (Albeggi Edizioni, pp. 180, 15 euro) firmato da Maarten van Aalderen, giornalista olandese che è stato per due volte anche presidente della stampa estera e che, a differenza di molti colleghi italiani, non soffre del complesso di parlar bene dell’Italia. Di elogiarla, dopo averla investigata con lo scrupolo del cronista e con la diffidenza dello straniero che vuole capirla prima di decidere se amarla, e perciò va a caccia di storie: ventuno storie di italiani che hanno saputo sognare e osare nella propria terra. E che oggi parlano in italiano col mondo. “A diciannove anni mi sono detto farò il regista. Ne sono sempre stato sicuro. Non ho mai avuto paura di non farcela”, spiega da Caltagirone Piero Messina, che ha già lavorato con Paolo Sorrentino. Irma Testa, campionessa a livello internazionale nel pugilato, così rivela il suo segreto da Torre Annunziata: “A volte ho paura fuori dal ring. Lì dentro invece sono al sicuro. Per me il ring è il posto più protettivo dell’universo”. E lo stilista Luigi Gaglione (Torre del Greco): “Vorrei far sì che il polo dell’alta moda abbia un altro punto di riferimento in Italia, cioè a Napoli”. E lo speleologo Francesco Sauro sottolinea da Padova: “La passione è il grande motore dell’Italia”. E il soprano mantovano Eleonora Buratto: “A un certo punto ho dovuto scegliere, il lavoro sicuro come farmacista oppure il canto che tanto amavo? Ho scelto il mio sogno nell’incognita totale”. Ora può ringraziare i Maestri Pavarotti e Muti che molto le hanno insegnato.
Ma istruttiva è anche la lettura di questo libro di van Aalderen, che già aveva pubblicato “Il bello dell’Italia”, dando voce ai giornalisti stranieri che qui lavorano da anni. “Talenti d’Italia” ora si presenta col puntiglio dell’olandese che tutto vorrebbe registrare, e con l’ormai acquisita abilità italiana di cogliere, tuttavia, l’essenziale, scavando soprattutto in quella provincia italiana di tanti giovani protagonisti spesso apprezzati all’estero ed ignorati in patria. Ma nessuno si lamenta, ed è forse questo il pregio maggiore dei talenti in carriera o già arrivati agli alti traguardi. “Da qualche anno sto conducendo un lavoro per contrastare una rassegnazione troppo diffusa fra gli italiani”, scrive l’autore. “Questo libro è la prova che, se vogliono, i giovani possono vivere in Italia ma girare tutto il mondo, fondare imprese, inventare nuovi prodotti tecnologici, fare film bellissimi o portare con tanta bravura la lirica italiana e la musica classica ovunque”.
Ci sta dicendo, l’olandese viaggiante, che italiani non soltanto si nasce, ma soprattutto si diventa con l’intraprendenza: “Una questione di talento, ma anche di volontà, di determinazione, di intelligenza, di creatività. Conta avere tenacia”. Come dice l’ingegnere elettronico e spaziale Giorgia Pontetti, romana: “Mi sento italiana, sono fiera di esserlo. Se la tua idea è buona, è buona in tutto il mondo. Si tratta solo di navigare nel posto in cui sei nato. Mi sono incaponita, ho fatto pratica da sola e ho deciso che avrei dovuto risolvere il problema qui. Perché Colle Cerqueto, dove vivo, è il posto più bello del mondo”. Vivere quasi da soli al confine tra Lazio e Abruzzo, ma con lo sguardo rivolto verso l’infinito e oltre: il talento dell’essere italiani.
(Articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)