(Articolo ripreso da www.graffidamato.com)
Il Corriere della Sera di Urbano Cairo ha in qualche modo festeggiato il suo primo anno restituendo il ruolo di editorialista a Mario Monti. Che con l’aria di occuparsi da specialista, più che da senatore a vita e da ex presidente del Consiglio, di “Noi, Parigi e Berlino” dopo le delusioni procurate anche a lui dal nuovo presidente francese Macron, ha incitato il capo del governo italiano Paolo Gentiloni a muoversi in una direzione del tutto diversa dal suo referente politico. Che è notoriamente il segretario del Pd Matteo Renzi, peraltro neppure menzionato dal ritrovato editorialista del Corriere.
“E’ importante – ha scritto in particolare Monti – che il premier Gentiloni e il suo governo, oltre a restare il più possibile in contatto con il dialogo che si svolge tra Berlino e Parigi, prenda le distanze da quanti nella maggioranza e nelle opposizioni si levano a sostegno di un falso interesse nazionale, secondo il quale gioverebbe all’Italia, anche per combattere una non meglio precisata “austerità”, effettuare in disavanzo spesa pubblica corrente e trasferimenti, invece di limitare il disavanzo (corretto per il ciclo economico) agli investimenti pubblici”.
“Anche nel caso dell’Italia – ha continuato e concluso Monti, sempre evitando di nominare il vero destinatario dei suoi moniti e delle sue critiche, cioè Renzi – l’attenta sorveglianza della stampa e dell’opinione pubblica aiuterà il governo a cogliere, e far valere, la distinzione tra veri interessi nazionali e interessi politici di parte perseguiti a danno degli italiani, soprattutto degli italiani che verranno”.
Non mancheranno reazioni del “sorvegliato”, cioè di Renzi. Che a Monti da qualche tempo non lascia passare niente, conservando un pessimo ricordo peraltro del suo governo tecnico. Che in nome degli italiani che “verranno” si è preoccupato – ha detto recentemente il segretario del Pd – di disseminare di trappole il cammino dei governi che sarebbero arrivati dopo il suo.