“Il documento con cui la Corte dei Conti ha esaminato la sostenibilità della partecipazione al programma Jsf relativo ai velivoli noti come F-35 conferma la bontà della scelta fatta dal governo italiano ed anzi indica con severità tutti i rischi connessi ad un eventuale buy block”. Così la rivista specializzata Airpress commenta la relazione della Corte dei Conti.
LA RELAZIONE
La Corte dei Conti dice sì alla partecipazione italiana al Programma Joint Strike Fighter. O meglio, pur sottolineando alcuni rilievi espressi anche in America, ne sottolinea l’opportunità sotto il profilo economico e dei vantaggi in termini di tecnologia di cui potrà beneficiare il nostro Paese in virtù del buon esito del progetto internazionale.
LA PAROLA ALLA CORTE
Nella relazione speciale della sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei Conti (consultabile per intero a questo link), i giudici contabili hanno evidenziato gli elementi positivi connessi al programma. Tra i quali – si legge nelle conclusioni della relazione – quello di “assicurare alla difesa nazionale ed alla partecipazione a quella dotato della più elevata tecnologia ed in grado di svolgere funzioni multiruolo, tale da consentire la sostituzione di velivoli in esercizio obsoleti o con caratteristiche più limitate“. Un’esigenza del sistema Paese, dunque, messa nera su bianco dalla Corte dei Conti.
I VANTAGGI DEL PROGRAMMA
Due i punti fermi – i giudici contabili così li definiscono nella relazione – che devono essere tenuti in considerazione a proposito del programma internazionale di realizzazione di questi nuovi super-tecnologici F-35. Innanzitutto il Joint Strike Fighter ha una dimensione tale da garantire “la sua rilevanza nel tempo e la sostanziale sterilizzazione di possibili programmi analoghi“. Il che tradotto significa che il valore aggiunto della partecipazione italiana è “determinato dalla presumibile difficoltà di reperire opzioni di livello corrispondente in altri programmi nel medio e forse lungo periodo, potendo fruire dei vantaggi economici derivanti dalla posizione di Partner di secondo livello” che spetta al nostro Paese. In secondo luogo – ha sottolineato ancora la Corte dei Conti – a rilevare è “la possibilità di fruire di un livello tecnologico non disponibile attualmente nel Paese“.
GLI ASPETTI ECONOMICI
Nient’affatto secondari gli aspetti economici derivanti dalla partecipazione italiana al programma, in primis per l’area di Cameri, il comune in provincia di Novara dove materialmente si svolgerà parte della produzione dei nuovi F35. A tal riguardo nella relazione si afferma che “la struttura di Cameri gioca un ruolo che mostra, sia pure ancora non in pieno, la sua concretezza nella costruzione delle ali, nell’assemblaggio dei velivoli nazionali e degli altri partners interessati e nella manutenzione che potrebbe avere una importante proiezione futura“. Sintetizzando – afferma la Corte dei Conti – “gli interessi economici in gioco sono quindi piuttosto significativi, anche sotto il profilo occupazionale“. In questo senso lascia pochi dubbi la conclusione cui arrivano i giudici contabili: “Il valore economico stimato per i prossimi vent’anni assume dimensioni ragguardevoli (circa 14 miliardi di euro) e non va sottovalutato l’effetto moltiplicatore sull’indotto“.
QUELLE INUTILI RETROMARCE
D’altro canto a questo punto l’Italia avrebbe solo da perdere da un’eventuale disimpegno dal programma. Ancora la Corte dei Conti: “La valutazione complessiva del progetto deve tener conto, proprio in termini squisitamente economici, della circostanza che l’esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie, strumentali ed umane è fondamentalmente legata alla continuazione del progetto”. A cui corrispondono – insistono i giudici contabili – “non solo i costi fin qui affrontati ed i ritorni economici già realizzati ma soprattutto i costi in termini di perdite economiche ove avesse termine o si riducesse sostanzialmente la partecipazione al Programma“. In tal senso vale quanto accaduto in passato con la decisione italiana di ridurre la produzione di F-35: “È stato, al riguardo già riscontrato come i risparmi teoricamente dalla diminuzione della flotta (5,4 miliardi) si siano riverberati in concrete perdite contrattuali (3,1 miliardi) che già ne hanno dimezzato il potenziale effetto, oltre alla perdita di ritorni industriali legata all’essere scesi sotto la soglia dei 100 velivoli“.