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Gli effetti della sequestration sulle truppe in Afghanistan

Il rischio della sequestration al bilancio del Pentagono, ossia dei tagli automatici nel caso non si raggiunga un accordo sul budget federale, potrebbe comportare uno slittamento dell’avvicendamento delle truppe in Afghanistan.

Intervenuto a una conferenza del Brooking Institution, il generale Raymodn Odierno, capo di Stato maggiore dell’esercito Usa, ha messo il Congresso davanti a due soluzioni. Mandare in campo uomini non sufficientemente addestrati o prolungare la permanenza sul suolo afgano di quanti ci sono già. Ipotesi quest’ultima che si porrà il prossimo anno, prima del ritiro delle truppe internazionali.

Odierno spiega la situazione. Se ci dovessero essere tagli automatici l’esercito dovrà spostare i fondi a seconda dell’occorrenza. Al momento mancano circa 8 miliardi in fondi operativi per l’Afghanistan. Il rischio è che senza un accordo il primo marzo potrebbero esserci ulteriori tagli per 5,4 miliardi. Con meno fondi, a esempio, si dovrebbe tagliare sul personale civile e questo avrebbe ripercussioni anche sulla manutenzione degli equipaggiamenti che non sarebbero pronti per l’addestramento.

Il presidente Barack Obama ha annunciato la scorsa settimana il ritiro dall’Afghanistan di 34mila uomini entro l’inizio del 2014, dimezzando di fatto il numero delle truppe. Se tuttavia i timori di Odierno dovessero rivelarsi fondati gli Stati Uniti potrebbero trovarsi davanti al problema di periodi più lunghi di spiegamento degli uomini. Nel 2007 durante il surge del contingente in Iraq la durata massima fu portata a 15 mesi, sebbene i vertici militari temessero uno sforzo eccessivo per i soldati costretti lontano da casa. Il limite è poi tornato sotto l’anno e ora la media è attorno ai nove mesi. Ma Odierno ha lanciato l’allarme.



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