Escluso da tre giorni da Weibo. Kai Fu Lee, già a capo di Google in Cina, ha scelto Twitter per denunciare la sua censura sulle principali piattaforme di microblog cinesi. “Sono stato silenziato sia da Sina sia da Tencent per tre giorni, chiunque mi voglia trovare lo può fare qui”, ha cinguettato al milione di utenti che lo seguono su Twitter, pochi se paragonati ai 30 milioni e ai 24 milioni di “follower negli epigoni cinesi.
Sulle ragioni del blocco, Lee non ha fornito ulteriori dettagli. In rete sono circolate alcune ipotesi. Una riguarda le critiche al motore di ricerca Jike, legato alla voce ufficiale del partito comunista, il Quotidiano del Popolo. Il progetto è stato definito uno spreco di soldi perché difficilmente potrà competere con Baidu, ormai noto come il Google cinese e in grado di controllare il 70 per cento del mercato.
Altro punto di scontro è stata la nomina del campione di tennis tavolo Deng Yaping a direttore esecutivo della società che si occupa dello sviluppo del progetto. Un po’ scrive come se il nuotatore Michael Phelps andasse al vertice di Mountain View. Circostanza che rimanda inoltre al ruolo del Pcc nella scelta dei dirigenti. Senza contare i dubbi sulla possibilità di mettere su un motore di ricerca senza credere nella libertà d’informazione.
La polemica non si ferma tuttavia all’invito agli utenti di seguirlo su Twitter, bloccato in Cina ma raggiungibile con proxy o vpn. Lee riserva anche una stoccata al vertice riprendendo una dichiarazione del futuro presidente cinese Xi Jinping sulla necessità per il Partito comunista di tollerare le critiche anche se dure.
Le stesse che Lee non ha mai lesinato al potere. Il mese scorso si espresse a favore della redazione del Nanfang Zhoumo dopo lo scandalo dell’editoriale censurato di Capodanno. O ancora riportò un pezzo del Wall Street Journal sulle difficoltà per le società straniere costrette a fare i conti con i rallentamenti nella rete cinese. “Lo puoi fare con 1 o 2 milioni di fan”, ha spiegato a Bloomberg Bill Bishop consulente in campo economico e profondo conoscitore della realtà cinese, “ma avere 30 milioni di follower è come essere una radio o una televisione locale. Non so chi ne abbia così tanti”.