Puntuale, è arrivata via web la minaccia che la prossima volta toccherà all’Italia. Ma anche se i propagandisti dell’Isis non avessero diffuso attraverso la facile autostrada dei social il delirante annuncio di terrorismo -non è la prima volta che lo fanno-, da tempo gli italiani si chiedono come difendersi dal rischio di attentati che, nel mondo, hanno già insanguinato più di venti nazioni. Di queste, quasi la metà in Europa, e con vittime anche italiane. Ora è stata presa di mira la Spagna, dove Barcellona è diventata l’ultimo simbolo: ben trentacinque passaporti diversi avevano in tasca le persone colpite. Un universo di libertà e felicità per lo jihadismo della morte e dell’odio.
Che il pericolo ci sia, e che nessuna frontiera si riveli a prova di cellule armate né di lupi solitari, lo sappiamo perfettamente. Per quante barriere anti-sfondamento si possano piazzare attorno al Colosseo, e militari in divisa o agenti in borghese mobilitare nelle aree più esposte delle città, la tragica esperienza vissuta da troppi europei insegna: nessuno può impedire a un singolo fanatico al volante, o con un semplice coltello in mano, di causare una strage. Prevenire è impossibile, ma si deve: è la via maestra.
Dunque, è confortante sapere che il Viminale abbia espulso tre cittadini (due marocchini e un siriano) perché inneggiavano all’Isis. Su questo lo Stato dev’essere intransigente: chi viene in Italia, non può simpatizzare per il terrorismo che ammazza. Pugno durissimo contro tutto ciò che gravita nell’orbita della violenza anti-occidentale.
Prevenzione significa, inoltre, infilarsi nei meandri dell’estremismo per anticiparne le violenze che si preparano sottotraccia. Anche in questo campo è rassicurante constatare il buon lavoro, ancorché silenzioso e invisibile (ma forse è buono proprio perché non si vede), che è stato finora svolto dagli investigatori italiani, impegnati a raccogliere informazioni preziose per smantellare i tentativi criminali prima che accadano. L’intelligenza dell’Intelligence.
Non occorre, poi, ribadire l’importanza del coordinamento europeo sulla sicurezza, così come dell’intervento militare della coalizione internazionale contro l’autoproclamatosi Stato islamico.
Ma la prima battaglia per sconfiggere i nuovi barbari è nelle nostre coscienze. Nessun furgone, per quanto pesante o veloce, potrà mai abbattere i valori belli che animano il nostro modo di vivere.
(Articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)