Quando Zhou Xiaochuan (nella foto) assunse la guida della People’s Bank of China, capo di Stato a Pechino era Jiang Zeming. La Fed statunitense era invece guidata da Alan Greenspan. Quindici anni dopo, arrivato a 70 anni il governatore si avvicina ormai alla pensione, imposta dalle regole interne alla dirigenza comunista per sopraggiunti limiti d’età.
Il congresso del Partito comunista in programma a breve (entro ottobre o novembre) procederà a un parziale ricambio degli organi dirigenti, sia interni al Partito (circola già una lista di papabili per il comitato permanente del Politburo rilanciata dal quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun) sia nei gangli dell’economia e della finanza.
Un primo assaggio lo si è avuto a inizio agosto con gli avvicendamenti al vertice delle grandi banche di Stato. Tian Guoli, già presidente di Bank of China, ha assunto lo stesso ruolo nella China Construction Bank. Mentre Chen Siqing ha assunto la guida della Bank of China.
L’eredità di Zhou, una volta lasciata la PboC, sarà però nel lavoro di alcuni dei suoi più stretti collaboratori, piazzati in ruoli chiave.
Bloomberg ha tracciato una mappa dei cinque funzionari, dalle vedute considerate riformiste, che di fatto vanno a costituire la cerchia del governatore. Dal 2015, spiega l’agenzia finanziaria, sono stati promossi in posti di primo piano all’interno dell’istituto centrale, degli organismi di regolamentazione e del Fondo monetario internazionale. A Washington è volato Zhuang Tao, dallo scorso agosto vice direttore generale dell’Fmi, dove rappresenta la voce della Cina che giusto un anno fa ha visto entrare lo yuan nel paniere dei Diritti speciali di prelievo assieme a dollaro, euro, sterlina e yen.
Altro nome di primo piano è Xuan Changneng, promosso assistente del presidente della China Securities regulatory commission, omologo locale della Consob.
Va notato che da tempo in Cina è aperto il dibattito sulla necessità di porre tutte le autorità di vigilanza sotto l’ombrello della PboC, o almeno sotto un ruolo predominante dato al governatore. Un progetto che, come raccontato nelle scorse settimane da Formiche.net, sta prendendo forma dopo la conferenza di lavoro sulla finanza convocata a metà luglio a Pechino e presieduta da Xi Jinping in persona, con uno strappo alla tradizione che vuole l’appuntamento quinquennale guidato dal premier cinese e non dal capo di Stato.
Terzo nome della lista è quello di Lu Le, tornato nel 2014 in PboC, dov’era stato fino al 2003 prima di dividersi tra le banche e l’accademia, e da poco meno di due mesi è vice direttore della Safe, l’amministrazione che gestisce il forziere in riserve estere della Repubblica popolare.
Gli ultimi due funzionari della cerchia sono Li Bo, nominato nel 2015 alla guida del dipartimento che segue le politiche monetarie e Zhang Xin, anche lui come Lu alla Safe.
Chi invece è dato in uscita è Ma Jun. Il capo economista dell’istituto, secondo quanto trapelato a inizio mese, andrà a insegnare all’università Tsinghua. Al grande pubblico è noto soprattutto per essere stato lui, dopo la svalutazione a sorpresa dello yuan nell’estate del 2015, a rassicurare gli osservatori sulla non eventualità di un’imminente guerra valutaria e a spiegare che in futuro Pechino potrebbe nuovamente intervenire sulla propria valuta.