Col Fisco italiano c’è poco da scherzare. Se ne sono accorti anche in Google Italia. Perché il maxi contenzioso, culminato con l’accordo transattivo da 304 milioni siglato lo scorso 4 maggio ha avuto un impatto immediato e diretto anche sui conti 2016 della branch locale del colosso fondato da Larry Page e Sergey Brin.
Perché nel bilancio dello scorso anno sono già stati spesati oneri per 94,18 milioni (i debiti tributari complessivamente sono stati iscritti a 306,44 milioni) sostenuti per definire questo contenzioso fiscale. Una cifra pesante per Google Italia, ma che rappresentano briciole per il motore di ricerca di Mountain View, che ha portato in rosso i numeri italiani dello scorso anno: -61 milioni. Una perdita che si è fatta sentire e che ha pesato sulla società al punto che il socio Google International Llc, lo scorso 19 maggio, è dovuto intervenire immettendo liquidità per 57,36 milioni per riportare equilibrio nei conti visto che il patrimonio netto che nel frattempo era diventato negativo per 46,83 milioni. Ovviamente a questo punto anche il 2017, per la sede locale del big del web, sarà un anno negativo visto che c’è da saldare definitivamente la partita aperta con il Fisco.
Va detto però che se pure il revisore di conti, Ernst&Young, segnala la problematica contabile, la continuità aziendale, indicata in bilancio dai dirigenti della branch nazionale di Google non è messa a rischio visto che l’azionista unico interverrà nel caso vi fosse la necessità di ulteriori capitali per raddrizzare il patrimonio e il bilancio.
Tra l’altro va sottolineato che, analizzando il documento contabile relativo allo scorso esercizio, emerge un altro particolare interessante nella gestione della società italiana che attualmente impiega 195 dipendenti nella rinnovata sede milanese nel quartiere Isola. Perché anche il giro d’affari, tipicamente rappresentato da servizi e altre attività commerciali che Google Italia, effettua per conto delle con-sorelle europee è letteralmente esploso: +131,73%.
Come mai? Come si legge nella relazione di bilancio, “l’incremento è principalmente dovuto ai ricavi ricevuti dalla società del gruppo relativamente alla chiusura del contenzioso tributario aperto con le autorità italiane”. Un elemento di novità e in qualche modo straordinario che viene sottolineato anche dal revisore unico dei conti, Claudio Valz, nella sua nota: “La società, per il periodo d’imposta 2016 ha adottato una nuova metodologia di transfer pricing basata sul return on sales model, la quale ha contribuito all’incremento dei ricavi dell’esercizio rispetto al periodo d’imposta precedente”.
Quindi, di fatto, il miglioramento, atteso anche per il 2017, non c’è stato in termini meramente operativi e industriali. Del resto, Google Italia non fattura gli introiti pubblicitari incassati sul mercato nazionale – quest’anno dovrebbero attestarsi alla soglia degli 1,6 miliardi di euro – ma questi finiscono nel conteggio generale della capogruppo o della divisione irlandese della conglomerata. Una prassi che poi ha portato alle verifiche fiscali degli anni scorsi – anche le tasse non sono pagate in base ai reali ricavi prodotti – e alla sanzione da record comminata dal Fisco e accettata dall’azienda che oggi è di fatto il vero competitor, in termini pubblicitari, del big del mercato, Mediaset, e che con Facebook sta rubando rilevanti investimenti e quote di mercato agli altri mezzi d’informazione, in particolare la carta stampata.
Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi