Cos’è successo a Carige, la banca italiana più amata dai liguri? Come mai nel 2017 chiede di nuovo soldi agli azionisti, per la terza volta in quattro anni? Alla fine di settembre, infatti, l’assemblea dei soci della banca si appresta ad approvare l’ennesimo aumento di capitale, con una emissione di nuove azioni per 560 milioni di euro (60 milioni dovrebbero arrivare dalla proposta di conversione volontaria di obbligazioni subordinate). Nel libro “Banche in sofferenza – La vera storia della Carige di Genova”, coedizione goWare-Epoké (disponibile in versione sia ebook sia cartacea), scritto dalla giornalista Carlotta Scozzari (nella foto), si cerca di trovare una risposta a queste domande. Per farlo, si seguono i flussi di denaro che, il più delle volte, hanno preso forma dentro alla banca ligure per poi uscire all’esterno.
Ecco che così il libro parte con il racconto di quel giorno del 1993 in cui l’ex presidente di Carige, Giovanni Berneschi, lo scorso febbraio condannato in primo grado dal tribunale di Genova a otto anni e due mesi per truffa e associazione per delinquere, decise di partire con una valigia piena di soldi alla volta dell’Austria…
Qui l’inizio del libro:
Anno 1993. In Italia, ad aprile, nasce il governo di Carlo Azeglio Ciampi; lo stesso mese, sugli schermi dei televisori, scorrono le immagini del leader del partito socialista, Bettino Craxi, che, fuori dall’hotel Raphaël di Roma, viene preso d’assalto da una folla inferocita che gli lancia addosso monetine. La politica esce a pezzi da Tangentopoli. Gli italiani sono reduci dalla patrimoniale del governo di Giuliano Amato, che, nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1992, ha frugato nelle loro tasche rendendo i loro conti correnti un po’ più leggeri. Corre l’anno 1993 in una Genova appena orfana dei festeggiamenti per le Colombiadi, che hanno dato un volto nuovo alla città. È mattino presto di un giorno dall’aria fredda e dal vento tagliente, sferzante, di quelli che solo i liguri possono capire.
È allora che il cinquantaseienne Giovanni Alberto Berneschi, chiamato dagli amici con il secondo nome e detto “il Magro” per il suo fisico asciutto, che lavora come direttore generale di Banca Carige, parte in automobile con l’obiettivo di raggiungere il valico di Tarvisio e oltrepassare il confine con l’Austria. Come rivelerà ventuno anni dopo, nel 2014, interrogato nel corso di un’inchiesta giudiziaria che lo vede tra i principali indagati, quel mattino porta con sé un borsone pesante, carico di una «considerevole somma in contanti» di cui però sostiene di non essere in grado di definire l’ammontare con precisione.
Berneschi non è solo: insieme con lui – racconterà nel 2014 – ci sono la moglie, Umberta Rotondo, e il presidente di Carige, Gianni Dagnino, pure in compagnia della consorte*. Ciascuno dei due uomini trasporta la borsa contenente i propri soldi, prima di stiparla nel bagagliaio del veicolo. Subito dopo, si parte. La destinazione è stata decisa da tempo: il Creditanstalt di Vienna, nei cui forzieri le due coppie intendono condurre in salvo i loro risparmi, nel timore – svelerà Berneschi anni dopo – che in Italia possa «succedere qualche cosa». Qualche cosa di brutto al paese, si intende, come potrebbe essere un ennesimo sconvolgimento politico, se non addirittura un fallimento.
La speranza dei due banchieri di Carige è che lì, in Austria, dal loro punto di vista all’epoca tutto sommato ancora difficile da raggiungere dall’Italia, quei soldi possano fruttare una piccola fortuna: tra l’8 e l’8,5 per cento, grazie a un investimento in titoli obbligazionari, presumibilmente di Stato. Eppure, i Buoni ordinari del Tesoro italiani, meglio noti come Bot, nel 1993, rendono ancora cifre stellari oggi inimmaginabili: il 12 per cento lordo, senza però tenere conto delle tasse e di un’inflazione, ossia una crescita dei prezzi, che quello stesso anno corre a una velocità media del 5 per cento. Così, i due banchieri liguri preferiscono muoversi verso nord, spingendosi fino in Austria, in cerca di approdi che giudicano più sicuri.
L’idea di fare espatriare il denaro sembra funzionare per qualche anno. Per la precisione, fino a quando muore l’avvocato Dagnino, nel 1995 (sebbene nell’interrogatorio del 2014 Berneschi si confonda e parli del 1996). Da quel momento in poi, per sua stessa ammissione, il direttore generale di Carige volgerà il proprio sguardo altrove. Del resto, il denaro non dorme mai, come sosteneva appena qualche anno prima, nel 1987, il finanziere spregiudicato Gordon Gekko, magistralmente interpretato da Michael Douglas nel film Wall Street. E qui i soldi si preparano a intraprendere un nuovo, avventuroso viaggio, questa volta verso la Svizzera…
*Le cronache del giugno del 2014 (per esempio “La Repubblica – Genova” dell’8 giugno 2014: Berneschi, i vizi capitali: “I soldi all’estero li portai con Dagnino”) riferiscono che, per queste dichiarazioni, Berneschi rischia una denuncia per calunnia da parte degli eredi di Dagnino
Cosa c’entra quel viaggio in Austria di Berneschi con l’aumento di capitale di oggi? Il libro tenta di trovare il filo rosso che unisce le vicende e le storie di ieri a quelle di oggi.