Il titolo più azzeccato sul duello televisivo andato in onda ieri sera tra Angela Merkel e il suo sfidante socialdemocratico Martin Schulz l’ha fatto il quotidiano Die Welt: “Una seduta terapeutica senza effetti straordinari”. Ieri sera, i due si sono confrontati per 90 minuti a reti unificate, quattro i giornalisti, due delle reti pubbliche, due delle maggiori reti televisive private, chiamati a fare loro le domande. 15 milioni i telespettatori. Nessuno si immaginava un fuoco d’artificio, ma nemmeno quella comunione di intenti che di fatto è andata in scena. Una comunione di intenti che nel talk show a seguire, l’ex ministro della Difesa, il cristianosociale Karl-Theodor zu Guttenberg, ha così descritto: “A un certo punto ho iniziato a chiedermi quando i due si sarebbero abbracciati e all’unisono avrebbero comunicato la fusione dei loro partiti”.
Per togliere subito la curiosità, secondo un’indagine fatta su un campione rappresentativo di poco più di mille elettori, Merkel ha vinto. Non perché abbia argomentato meglio o abbia proposto nuove idee. Ha vinto perché ha applicato la strategia di sempre: il che vuol dire, niente fughe in avanti, piuttosto far sue le idee altrui. Così, quando Schulz l’ha incalzata sulle pensioni, rimarcando che, diversamente dalla CDU, con un governo SPD non vi sarebbe mai l’innalzamento dell’età pensionabile a 70 anni, come vorrebbe il ministro dell’Economia Wolfgang Schäuble, Merkel ha prontamente replicato: “Con me non ci sarà mai la pensione a 70 anni”. (Come fa notare la Frankfurter Allgemeine Zeitung: “Ma sarà credibile? Quattro anni fa aveva detto lo stesso del pedaggio autostradale, che ora però c’è”). Stesso discorso riguardo ai rapporti con la Turchia. Merkel vuole decisioni collegiali di tutta l’Ue al riguardo. Schulz chiede, invece, l’immediata interruzione delle trattative per l’ingresso del paese nell’Ue e il blocco dei fondi di sostegno pre ingresso (4,5 miliardi di euro) che sono previsti. Merkel ha tentennato, poi si è detta d’accordo.
Secondo Ulf Poschardt, direttore della Welt, il duello è stata un’occasione mancata, Schulz non è riuscito a stanare Merkel, entrambi hanno preferito rintanarsi nelle loro note posizioni, senza proporre vere prospettive future. Si è trattato per l’appunto di una sorta di seduta terapeutica sul passato. Anche Heribert Prantl, editorialista di punta della Süddeutsche Zeitung, è dell’avviso che sia stata un’occasione mancata. “Schulz è senz’ombra di dubbio un brav’uomo, ma questo non basta per vincere le elezioni”. Mentre Merkel si mostrava sicura di sé e rilassata, Schulz sembrava poco a suo agio, rigido, impacciato nei tentativi di attaccarla, anche se dal punto di vista retorico è più bravo. “Merkel si è presentata come la politica che gira il mondo, parla con i potenti, mentre Schulz sembrava il compagno di bisboccia catapultato in un ambiente che non è il suo”.
Christiane Hoffmann, vicecaporedattore del politico al settimanale Der Spiegel, nel corso del talk show osservava: “A dire il vero, io non ho visto un duello, ma solo un duetto”. Già un duetto, a seguire i commenti sui social media “duetto” al posto di duello, è stata la parola più usata. Non c’è stato verso, Schulz ha continuato a rimbalzare contro il muro di gomma Merkel.
Certo, il format non lasciava molto spazio. I socialdemocratici avrebbero voluto una griglia meno rigida e soprattutto un secondo duello. La Kanzlerin ha sempre detto di no. D’altro canto anche in passato non ha mai accettato due incontri. Sa bene, faceva notare ieri un commentatore televisivo, e lei stessa l’ha ammesso una volta, che questo tipo di confronto non è il suo forte. E il fatto che in questo duello Merkel abbia vinto così nettamente, come mai in passato aveva vinto, è un altro colpo duro per Schulz.
Molto critico si è mostrato il direttore del DIW, uno dei maggiori istituti di studi economici, Michael Hüter: “Questo duello è stata una sorta di corso del volersi bene. Risposte per esempio a come risolvere il problema dei 750mila lavoratori specializzati mancanti non ci sono state. O idee circa una riforma pensionistica che non vada a discapito delle nuove generazioni”. E ancora la digitalizzazione. “Merkel continua a dire agli imprenditori di darsi da fare in questo settore, mentre i suoi governi fino a ora nulla hanno fatto in proposito”.
Secondo Christoph Strack della Deutsche Welle, infine questo confronto tv ha dimostrato almeno una cosa, e cioè che “la Germania non ha più bisogno di una terza grande coalizione. Quello di cui ha bisogno è una vera opposizione”.
Ma perché Schulz nemmeno ieri è riuscito a segnare un punto per sé, anche se l’Spd già ieri pomeriggio diffondeva un tweet nel quale si leggeva “Schulz ha vinto chiaramente, sonora sconfitta per Merkel”. Il tweet sarebbe dovuto partire stamane, invece, per una svista è finito già ieri in rete. Un errore ancora più imbarazzante, visto il risultato. Secondo il politologo Karl-Rudof Korte uno dei problemi di Schulz è che la gente non lo conosce. Il fatto che sia stato presidente del Parlamento europeo poco conta nelle elezioni politiche. Secondo la FAZ, invece, è cambiato completamente il modo di confrontarsi in questi duelli: l’ultimo politico che era andato all’attacco frontale era stato Gerhard Schröder. “Da allora il bazooka è stato sostituito dal fioretto“ commenta Günter Bannas. E poi appunto il format. Quattro temi erano stati scelti: migrazione, politica estera, giustizia sociale, sicurezza. “E i due candidati si sono limitati a ripetere quello che da settimane vanno dicendo nelle interviste” osserva Bannas, aggiungendo poi, con un pizzico di ironia. “D’altro canto, la credibilità non è il bene più prezioso in politica?”.