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“Meno male che l’Udc c’è”. Parla Lorenzo Cesa

La campagna elettorale è alle sue ultime battute e l’attenzione è concentrata sui risultati di Pierluigi Bersani, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e Mario Monti. Per i partiti alleati c’è stato poco spazio e fra quelli che hanno sofferto maggiormente c’è l’Udc. Il suo leader, Pier Ferdinando Casini, sin dall’inizio ha teorizzato la donazione del sangue a favore del candidato premier e della sua lista. Fra una tappa e l’altra del suo “tour” abbiamo sentito il segretario del partito centrista, Lorenzo Cesa.

Segretario, lei e Casini vi siete molto battuti per mantenere il simbolo dell’Udc alla Camera e non confluire nella lista del presidente del Consiglio. E’ pentito?
“Guardi, non solo non sono pentito ma sono ancora più convinto che abbiamo fatto la scelta giusta. Nel 2008 abbiamo detto di no alla proposta che ci fece Berlusconi di aderire al Pdl. Allora la vittoria elettorale era sicura eppure preferimmo mantenere la nostra identità e il valore della nostra proposta politica. Siamo stati all’opposizione di Berlusconi come lo eravamo stati con Prodi ed abbiamo favorito il governo di larga coalizione con Monti premier. Non fare la lista unica alla Camera è una conseguenza naturale di questo percorso e credo che, a urne chiuse, anche lo stesso Monti ci ringrazierà per generosità dell’Udc e per il suo contributo di consensi”.

Pensa che senza i voti del suo partito, Scelta Civica non raggiungerebbe il quorum del 10%?
“No, provo a spiegarmi. Sostenendo la candidatura a premier di Monti ed essendo il suo nome indicato con grande evidenza sul simbolo di Sc, è evidente che una parte non piccola dei nostri elettori troverà naturale mettere la croce su quel simbolo. Nonostante questo, l’Udc non sparirà e darà un contributo decisivo per il risultato complessivo della coalizione”.

Molti degli osservatori hanno sottolineato che mentre Bersani ha fatto la foto con Vendola, Tabacci e Nencini, voi non abbiate fatto lo stesso.
“Noi non ne abbiamo bisogno. Poi, non so gli altri ma io dal giorno dopo la presentazione delle liste sono stato sempre in giro per l’Italia per fare campagna elettorale e spiegare le ragioni della campagna elettorale. E, la sa una cosa?”

Cosa?
“Sul territorio ho riscontrato una grande voglia di partecipazione ed anche un desiderio di fare politica, di non lasciarsi trascinare dal populismo antisistema di Grillo che talvolta seduce anche qualche moderato. Il gruppo dirigente del nostro partito ha dimostrato senso di responsabilità e un impegno controcorrente che mi ha in alcuni casi persino commosso”.

Non ritiene quindi che l’Udc sia un’esperienza in liquidazione?
“Tutt’altro! Il giorno dopo le elezioni non solo saremo centrali in Parlamento ma resteremo un punto di riferimento nel rapporto quotidiano con i cittadini”.

Siete pronti ad allearvi con il centrosinistra?
“Questa è la propaganda di Berlusconi. La verità è che saranno gli elettori a decidere gli equilibri della prossima legislatura. Noi ci battiamo per una maggiore equità fiscale e per ripristinare le condizioni di una più larga e solida coesione sociale. Lavoro e famiglia sono le nostre priorità e su questo guarderemo al merito dei singoli provvedimenti e non al colore di chi li propone”.

Mai e poi mai con Bersani, dunque?
“Il tema è diverso. Davvero riteniamo che sia possibile, per effetto di una pessima legge elettorale, governare con il solo 35% dei consensi? Se il Pd vincerà le elezioni non dovrà commettere l’errore di chiudere nel fortino dell’autosufficienza. Il rischio, per loro e per il Paese, è di essere sommersi dall’onda antipolitica. I prossimi mesi sono difficili e sarà utile allargare la base del consenso nel Paese, al di là dei numeri in Senato”.

Anche coinvolgendo Berlusconi?
“Questo va chiesto a lui”.



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