L’alleanza tra Bper Banca e il gruppo Unipol entra nella fase più delicata. Il gruppo assicurativo bolognese guidato da Carlo Cimbri, (nella foto), è azionista di riferimento dell’istituto di credito dalla primavera del 2016. Da allora la quota è cresciuta, sfiorando il 10% e collocandosi al primo posto tra i soci di Bper. Nel 2018, però, l’intero board della banca modenese andrà in scadenza e gli azionisti dovranno eleggere i nuovi amministratori non più con il principio capitario, ma in base al numero di titoli detenuti.
L’OBIETTIVO DI MODENA
A Modena l’obiettivo è raggiungere un accordo con Unipol per stabilizzare la governance e consolidare le strategie industriali: il primo socio (insieme alla Fondazione Banco di Sardegna e agli altri enti) potrebbe infatti appoggiare la lista espressione del cda che, salvo colpi di scena, dovrebbe anche essere la lista di maggioranza. In cambio, il gruppo guidato da Cimbri dovrebbe inserire dei rappresentanti nella formazione, rafforzando la propria presenza al vertice di Bper. Oggi infatti nel cda della banca siede solo Alfonso Roberto Galante, in rappresentanza del socio assicurativo.
LA BAD BANK
Parallelamente l’alleanza potrebbe produrre frutti anche sul fronte industriale. Nei mesi scorsi Bologna ha avviato la pulizia dell’attivo con la creazione di una bad bank in cui confluiranno circa 3 miliardi di crediti deteriorati. La mossa sembra propedeutica alla valorizzazione della controllata Unipol Banca che, secondo quanto risulta a più fonti, potrebbe essere oggetto di una transazione con Bper. Per il momento non c’è ancora un processo formale aperto, ma la trattativa potrebbe partire tra la fine dell’anno e l’inizio del 2018, per chiudersi entro l’assemblea di primavera.
LA STRATEGIA
Da tempo, del resto, Unipol è alla ricerca di una strategia per valorizzare la controllata attiva nel settore creditizio che non è mai davvero riuscita a ingranare la marcia giusta. L’alleanza con un partner bancario di elevato standing come Bper potrebbe creare le condizioni per risolvere questo problema e consentire così a Cimbri di concentrarsi sul business assicurativo. “La scelta di Unipol Banca di eliminare la componente dei crediti in sofferenza è un passaggio importante”, ha dichiarato recentemente Vandelli. “Un passaggio che apre, in una prospettiva futura, alla possibilità che questa banca venga messa sul mercato per cercare alleanze con altre realtà. Quando sarà il momento potremo analizzare il dossier anche noi”, ha concluso l’amministratore delegato.
L’ALLEANZA
L’alleanza con Unipol, del resto, conviene anche alla ex popolare. La banca deve infatti stabilizzare i propri assetti proprietari, completando un processo iniziato subito dopo la riforma delle banche popolari ma ancora lontano dalla conclusione. L’obiettivo dei vertici sarebbe blindare il 25-30% del capitale, limitando così in maniera significativa la contendibilità dell’istituto. La quota potrebbe essere sindacata in tutto o in parte attraverso una forma giuridica che deve ancora essere individuata. L’accordo parasociale, ad esempio, potrebbe prendere la forma di un patto di consultazione, un accordo meno rigido del sindacato di voto visto che agli aderenti impone soltanto obblighi di preventiva consultazione. In ogni caso, i vertici di Bper sono convinti della necessità di avere un nucleo stabile. Se è vero infatti che all’ultima assemblea la lista del cda ha ottenuto la maggioranza, l’assetto magmatico di public company assunto dopo la trasformazione in spa potrebbe non essere sempre agevole da controllare.
GLI SCENARI
In aggiunta, dopo l’acquisto della Cassa di risparmio di Ferrara, per Bper non si vedono all’orizzonte altre opportunità di crescita per linee esterne. Al momento i contatti con le due banche valtellinesi (Creval e Popolare di Sondrio) sembrano congelati, mentre Carige non sembra destare particolare interessante dalle parti di Modena. Entrando nel campo della pura speculazione qualcuno ipotizza che il gruppo guidato da Vandelli potrebbe giocare la carta del salto dimensionale tra qualche anno quando il Tesoro avvierà la privatizzazione di Banca Mps. In un deal di questo genere, comunque, il gruppo potrebbe muoversi soltanto in tandem con un’altra banca del Nord Italia. Ma per ora è solo la fantasia di qualche banchiere.
(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)