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Piazza San Giovanni a 5 Stelle per Grillo

Piazza San Giovanni è la piazza delle prove di forza, ha scritto Mario Lavia su Europa. E prova di forza è stata. A riempire il luogo simbolo della sinistra sono stati questa volta Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle. Ore prime dell’ingresso di Grillo sul palco era già piena.

“Si sapeva che ci sarebbe stata tutta questa gente, chi non si è organizzato è un cretino”, dice una signora, in realtà in modo un po’ più colorito, in cerca di un posto dove mangiare su via Emanuele Filiberto mentre dalla metro continua il flusso di persone verso la piazza. Sul palco parlano i candidati e gli eletti. Rivendicano i loro non essere politici di professione ma anche i loro lavoro e le loro competenze, come i 15 consiglieri siciliani che spiegano di fare le quattro del mattino per prepararsi alle discussioni assembleari.

Nei discorsi c’è un noi, i cittadini, con l’esortazione a mettersi in gioco, a contribuire, a partecipare, a fare comunità. E poi c’è un loro, i politici tutti generalizzando incapaci e lontani dalla vita reale. È il “sono tutti uguali” rappresentato dal video di Luciano Violante che in Parlamento ricordava a Berlusconi le rassicurazioni data dal centrosinistra riguardo la tutela delle televisioni. Ma anche i giornalisti della stampa tradizionale, contrapposti alla rete, che nel frattempo sono lì a litigare con lo staff per avere un accredito che permetta di andare nel dietro le quinte e alle lamentele si sentono ripetere di andare in piazza se voglio fare il loro lavoro.

Il presentatore parte da lontano nel cercare di spiegare perché i pentastellati sono in politica. Ricorda le proposte di legge popolare presentate e lasciate nei cassetti in Parlamento, i due Vday, la Woodstock di Cesena fino alla traversata a nuoto dello Stretto prima del voto in Sicilia lo scorso ottobre.

Cercano di respingere le accuse di strizzare l’occhio al fascismo piovute addosso al movimento dopo lo scambio di battute di Grillo con i militanti di Casapound in fila per la presentazione di liste e simboli. Ci riconosciamo nella costituzione antifascista spiegano dal palco. A sinistra guardano anche il video di Vittorio Arrigoni, attivista pacifista sequestrato e ucciso a Gaza due anni fa, scelto per presentare l’opposizione dei cinque stelle alla guerra; così come il video del presidente uruguaiano José Pepe Mujica e al sua vita da capo di Stato frugale contrapposta agli sprechi della classe politica italiana e un passaggio del film I cento passi, storia di Peppino Impastato e della sua lotta contro la mafia. Verso destra sono invece le parole del presentatore che parla del tricolore come della bandiera che ama e i richiami alla meritocrazia. C’è poi la crisi: quella dei minatori sardi, come degli imprenditori che non riescono a riscuotere i crediti dallo Stato e sono comunque costretti a pagare le tasse.

Si ricorda per cosa stanno le cinque stelle: acqua, ambiente, connettività, trasporti e sviluppo. Alle critiche sulla mancanza di un programma preciso, replicano leggendo i venti punti che elencano uno a uno. I più applauditi sono quello che chiede l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e dell’Imu oltre a quello sul referendum sull’euro. In mezzo ci striscioni che dicono grazie a Beppe, un rapporto di vicinanza con l’uomo che definiscono il loro megafono e che a tratti ricorda un rapporto con il leader sulla falsa riga del “meno male che Silvio c’è” e con minor fortuna del Nichi delle fabbriche delle idee. Più difficile sicuramente sarebbe pensare di chiamare un Mario e o un Gigi.

Infine la gente, tanta. Simpatizzanti, attivisti, semplici curiosi. “Ci voleva Grillo per vederti in piazza”, dice una signora. Infine arrivano le nove. Grillo sale sul palco e inizia lo spettacolo.


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