Se la riconciliazione con la Merkel è stata fino all’altro ieri la carta che Silvio Berlusconi si è giocata in Italia per difendere il proprio primato nel centrodestra, o in quel che ne rimane, dalle ambizioni del segretario leghista Matteo Salvini, ed ora persino di Giorgia Meloni, iscrittasi pure lei al concorso, quelle arrivategli da Berlino non sono buone notizie. Non lo sono al di là dell’uso che l’ex presidente del Consiglio deciderà di farne per comprensibili ragioni di facciata accontentandosi del fatto che la Cancelliera tedesca ha comunque vinto le elezioni e rimarrà al suo posto.
La Merkel, pur vincendo la partita del Cancellierato, ha perduto quasi nove punti percentuali di voti, trasferitisi ad occhio e croce a destra, il cui movimento -l’Afd – è diventato il terzo partito della Germania. Ma la Merkel non ha in casa, cioè nello schieramento che deve mettere su per fare il nuovo governo, la destra che ha festeggiato la propria crescita. Berlusconi invece la destra di Salvini e della Meloni in casa ce l’ha, eccome, perché la vittoria elettorale che persegue in vista del rinnovo delle Camere italiane egli continua a intestarla al centrodestra.
Berlusconi ha già dovuto pagare prezzi crescenti ai suoi alleati con i governatori leghisti in Lombardia e nel Veneto, con un forzista sempre più anomalo alla guida della Liguria, comparendo ormai Giovanni Toti sempre più frequentemente accanto a Salvini piuttosto che all’ex presidente del Consiglio, e con Nello Musumeci alla fine accettato come candidato al governatorato siciliano nelle elezioni del 5 novembre prossimo.
Più cede spazio a Salvini, e alla Meloni, limitandosi a fare spallucce alle loro ambizioni e critiche, meno Berlusconi sarà in grado dopo le elezioni di staccarsene, anche in caso di sconfitta o di mancata vittoria -direbbe Pier Luigi Bersani– del centrodestra, per trattare da solo una riedizione delle cosiddette larghe intese con Matteo Renzi.
I risultati delle elezioni tedesche hanno messo le ali in Germania all’opposizione dell’Adf, che finirà probabilmente per condizionare la Merkel quanto e forse più dei probabili nuovi alleati della cancelliera: i liberali e verdi, visto il disimpegno annunciato dai socialdemocratici portati da Schulz al loro minimo storico. In Italia quei risultati hanno invece messo le ali ai leghisti e ai post-missini nella competizione interna ad un centrodestra che nel caso di una improbabile vittoria nelle elezioni politiche, da svolgere non si sa ancora peraltro con quali regole, potrebbe essere destinato a tradursi in una gabbia più per l’ancora incandidabile Berlusconi che per la coppia politica Salvini-Meloni.