Le prossime elezioni politiche italiane potrebbero essere le prime in cui una delle forze che si contende il governo del Paese farà uso delle nuove tecniche di analisi di Big Data. La notizia è arrivata nel corso dell’ultima presentazione del libro La fabbrica delle verità di Fabio Martini. L’autore, cronista politico del quotidiano La Stampa, ha affermato che uno dei partiti italiani si è rivolto alla società Cambride Analytica, la stessa che ha portato al successo il Presidente degli Usa Donald Trump e Leave.eu, organizzazione vicina all’Ukip che ha lavorato per la Brexit. “I Big Data al giorno d’oggi sono molto utili per razionalizzare le risorse perché in Italia non abbiamo la capacità di spesa che hanno negli USA” – dice a Formiche.net Federico Gennari Santori, Facebook Advertising Consultant e Social Media & Web Content per Pagina 99 – “Molto spesso i partiti si trovano in condizioni di ristrettezze e devono lavorare al meglio per indirizzare queste risorse e ottenere risultati più considerevoli. Ma bisogna saper leggere questi dati, approcciandosi in materia analitica con attenzione alla semantica di queste informazioni”.
In realtà dal sito della Cambridge Analytica emerge un precedente nel sistema politico italiano. Nel 2012 la società è stata ingaggiata da un “partito politico italiano che vanta i suoi ultimi successi negli anni ’80” e stando alle valutazioni dell’organizzazione questo pezzo dell’archeologia politica italiana avrebbe ottenuto risultati ben al di là delle sue iniziali aspettative.
COS’È CAMBRIDGE ANALITYCA?
Cambridge Analytica è una società che offre servizi di comunicazione strategica a partire dalla raccolta e dall’analisi di big data. Nasce nel 2013 come costola americana della SCL, un’azienda britannica esperta in raccolta, analisi e uso dei dati a al fine di prevedere i comportamenti umani e orientare al meglio la strategia comunicativa. La SCL vanta collaborazioni in Ghana, Nepal, Messico, Thailandia, Somalia, Pakistan solo per elencarne alcune. I suoi clienti sono soggetti private e istituzioni pubbliche. Tra queste spiccano il Ministero della Difesa del Regno Unito, il Dipartimento di Stato Usa e la NATO. Per quest’ultima, stando a quanto riportato sul sito, se ne è servita per capire e neutralizzare i messaggi utilizzati dai terroristi islamici per fare recruitment. Il proprietario di SCL è Robert Mercer, co-CEO del Renaissance Technologies, un fondo d’investimento specializzato nell’algorithmic trading, ovvero un sistema basato sullo spostamento di denaro attraverso l’utilizzo di tecniche computerizzate, in grado di investire o disinvestire, anche in pochi secondi, ingenti somme applicando complicati algoritmi. Del resto Mercer è considerato uno dei pionieri dell’intelligenza artificiale negli Usa ed è stato anche uno dei maggiori finanziatori della campagna elettorale di Donald Trump.
A capo della Cambridge Analytica, invece, c’è Alexander Nix (nella foto). Il manager inizia la sua carriera come analista finanziario ma solo fino al 2003 quando inizia a lavorare per la SCL con il compito di far crescere la società anche al di fuori dei confini inglesi. Dal 2007 si specializza nello studio di dati per le campagne elettorali e tiene a battesimo l’apertura di due uffici uno a Washington DC e uno a Delhi. A Nix la SCL deve l’apertura verso il mercato politico americano, off-limits per le società europee prima del suo arruolamento. “Il mercato delle consulenze politiche in America è feroce: è il più sofisticato e competitivo del mondo” – ha detto Nix in un’intervista – “La cosa più importante è stata poter contare sull’esperienza di oltre 27 anni della SCL che mi dava un biglietto da visita fatto di 130 campagne elettorali in giro per il mondo”.
COSA FA CAMBRIDGE ANALYTICA?
La specialità della Cambridge Analytica è fornire campagne elettorali quasi personalizzate. Ma in che modo ci riesce?
La società americana ha messo a punto un metodo che combina l’analisi psicometrica ai Big Data. La psicometria è un campo della psicologia specializzata nella misurazione delle caratteristiche psicologiche. Il modello psicosometrico utilizzato dalla Cambridge Analytica si chiama OCEAN e si basa sull’analisi di cinque caratteristiche, i”Big Five”: apertura mentale, coscienziosità, estroversione, approccio collaborativo e stabilità emotiva. Dall’analisi di queste 5 variabili emerge un quadro abbastanza accurato della personalità dell’individuo e dunque dei suoi bisogni, delle sue paure e dei suoi probabili comportamenti. Nel 2008 questo modello fu utilizzato da un ricercatore della Cambridge University, Michal Kosinski, per produrre un questionario divulgato attraverso l’app MyPersonality: gli utenti di Facebook rispondendo ad alcune domande si vedevano restituire il “profilo” della loro personalità che potevano decidere di condividere sul social network. Mypersonality ebbe un grandissimo successo e il ricercatore si ritrovò in possesso di una vastissima quantità di dati che combinavano risultati psicometrici con profili Facebook. Kosinski continuò con la sua ricerca che lo portò nel 2014 a pubblicare una ricerca nella quale “avvertiva” circa i possibili rischi, in termini di controllo, manipolazione e privacy, derivante da questi strumenti.
Per quanto riguarda la campagna di Trump la Cambridge Analytica ha utilizzato uno schema simile. Attraverso il sito Mechanical Turk ha pagato un centinaio di persone per compilare un questionario, per ricevere il pagamento, però, i cittadini avrebbero dovuto scaricare un’applicazione che, del tutto legalmente, aveva accesso ai loro profili Facebook e a quelli dei loro inconsapevoli “amici”.
“Lo staff di Trump ha costruito un enorme database unendo le possibilità di profilazione offerte da Facebook a dati ricavati esternamente acquistandoli con società terze. Questi ultimi sono stati indispensabili perché se si fossero serviti solo di Facebook non avrebbero raggiunto questi risultati” – ci dice ancora Federico Gennari Santori.
“Abbiamo profilato 220milioni di americani” – ha dichiarato Alexander Nix in un incontro pubblico. Sulla base di questi profili gli analisti hanno studiato messaggi quasi personalizzati per i loro differenti pubblici di riferimento. “I “dark post”, ovvero dei post visibili solo a pubblici selezionati, sono stati strumenti importantissimi” – continua Gennari Santori – “Hanno costruito molti diversi post di Facebook particolarmente efficaci, da un punto di vista comunicativo anche a prescindere dalla veridicità del contenuto. Un aspetto sul quale bisognerebbe riflettere è la mancanza di trasparenza. I dark post non compaiono sulla pagina Facebook ufficiale, questo pone una questione per il futuro perché potremmo essere sottoposti per lunghi periodi a messaggi “indiretti” che possono indirizzare la nostra opinione”.
Questo modello si estende anche agli spot tv. La società sul suo sito promette di riuscire a raggiungere circa metà dei 118milioni di case americane e con una precisione che non contempla sprechi.
PER CHI HA LAVORATO CAMBRIDGE ANALYTICA?
Il caso di studio di maggiore successo per Cambridge Analytica è senz’altro l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli USA. Ma sono tanti i clienti eccellenti della società statunitense: da Ted Cruz, lo sfidante repubblicano di Donald Trump alle presidenziale, al lavoro per la Brexit attraverso la società AggregateIQ, a MAN1 (Make American Number 1), un comitato elettorale del campo repubblicano.
Ma curiosamente la Cambridge Analytica si intitola anche operazioni avvenute ben prima della sua fondazione. Una di queste è il lavoro svolto in South Africa. “L’aprile 1994 ha visto le prime elezioni generali del paese in cui milioni di cittadini di tutte le razze sono stati autorizzati a partecipare – si legge sul sito – CA ha fornito assistenza in quell’epoca di negoziati e di transizione. È stata prodotta una strategia di comunicazione accuratamente controllata, progettata per garantire che la campagna elettorale non sfociasse in conflitti fisici. Il lavoro di CA in Sudafrica è stato uno dei primi successi dell’organizzazione”. Stesso dicasi per il lavoro svolto a Tritidad e Tobago nel 2009 per calmierare i conflitti etnici, nel Bihar uno stato dell’India nel 2010 e a Saint Kitts e Nevis per la rielezione del Primo ministro Denzil Douglas. A dispetto di quanto detto dal Ceo Nix, i Paesi africani sono ottimi clienti della Cambridge Analytica. L’ultimo, in ordine di tempo, è il presidente del Kenya uscente Kenyatta che alle prossime elezioni correrà per la rielezione.