“Nessuno mi domanda impegni e io non ne do nessuno”. Parlava così, nel novembre scorso, Mario Monti, presidente del Consiglio alla guida del governo tecnico, rispondendo a domande sul suo possibile impegno diretto in politica alla fine della legislatura. Dopo tanti no, e anche quel famoso invito agli interlocutori a rilassarsi, il Professore chiamato a salvare l’Italia nel momento più difficile della crisi economica ha deciso di “salire” in campo.
Le forze centriste hanno subito accolto la proposta di Monti che, una volta entrato nell’agone politico, non ha risparmiato dure accuse, in primis a Berlusconi, che pure lo aveva brevemente invitato a guidare il centrodestra.
La linea del Professore, poi, si è fatta anche più aggressiva, con riferimenti alle riforme radicali che servirebbero al Paese.
Alla prova delle urne però il risultato per Monti e la sua Scelta civica è stato al di sotto delle aspettative. La lista montiana ha di fatto ‘cannibalizzato’ gli alleati Udc e Fli alla Camera, mentre al Senato la lista unitaria è saldamente sopra la soglia di sbarramento, ma non ha sfondato. Di fatto la ‘salita in politica’ del presidente del Consiglio ha cancellato la sua natura di tecnico super partes rendendo più difficile un suo nuovo ruolo di guida in caso di grande coalizione. Ma anche nella notte più difficile, Mario Monti, pur provato, ha voluto dare un messaggio di ottimismo.