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Smog, perché non basta chiudere la finestra

Chi l’avrebbe detto che un giorno saremmo stati costretti a implorare il Generale Inverno alle porte d’essere, stavolta, cattivo e inclemente. Arrivi pure con le sue armate di pioggia e di vento, pur di battere il nemico invisibile, ma temibile dell’inquinamento che ormai assedia l’intera pianura padana. Ci liberi dalla cappa di smog che si fa bellamente fotografare, quasi in segno di sfida, perfino dallo spazio.

L’ultimo a suonare l’allarme sull’aria mai così pesante che si respira in tutto il Nord Italia, è stato l’astronauta Paolo Nespoli in orbita attorno alla Terra. Da lassù, addirittura, ha visto con i suoi occhi quel che noi, comuni pedestri, abbiamo colto da tempo col nasino all’insù: che non si può andare avanti così, con la nuvola sempre più grigia di polveri sottili che sta sostituendo la bianchissima nebbia (o è solo un ricordo?) in Val Padana. Una nuvola che arriva, molesta, quando meno te l’aspetti e non se ne va. Neanche se chiudi porte e finestre di casa, come hanno consigliato amministrazioni e istituzioni. E non si sa se ridere o se piangere, perché è come dare l’aspirina a un malato grave.

L’inquinamento di oggi è una malattia, per fortuna non incurabile, ma frutto di tanti errori di ieri, e da tutti indistintamente commessi. Dall’automobilista che lascia acceso il motore in attesa che la moglie (o il marito) finisca gli acquisti nel vicino negozio, alla grande politica, per anni incapace di progettare una strategia allo stesso tempo industriale e ambientale. Una visione in sintonia con i progressi della modernità e con le straordinarie conoscenze sui cambiamenti climatici e i gravi rischi connessi.

Se i governi del mondo si sono inventati perfino “protocolli” internazionali per contrastare le nocive emissioni che se ne infischiano dei confini e delle baruffe ideologiche, vuol dire che la malattia in Val Padana è seria, profonda, meritevole di un’attenzione incessante e competente, anziché di qualche promessa in campagna elettorale. Se c’è una battaglia che soltanto d’intesa tra i cittadini e le loro città, e il governo di tutti, può essere vinta, essa riguarda la sicurezza. La sicurezza della nostra salute, il bene più collettivo e non negoziabile che abbiamo. Perciò ogni alleato dev’essere convocato, dal meteo a cui rivolgere un’affettuosa danza della pioggia ai ministri a cui tirare la giacchetta per chiedere loro: che state facendo contro l’inquinamento di queste ore e dei prossimi anni? E all’automobilista incivile, impariamo a dirgli: spegni il motore.

(Alla fine del testo, tra parentesi: Articolo pubblicato su Il Giornale di Vicenza e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)



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