Per una volta non ci possono essere equivoci. “Se il presidente del Consiglio conferma Visco, io non condivido”, aveva detto chiaro e tondo Renzi. E il presidente del Consiglio ha riproposto proprio Ignazio Visco alla guida della Banca d’Italia. Lo strappo di Gentiloni (in foto) con il leader del Pd arriva nelle stesse ore in cui il presidente del Senato, Grasso, abbandona il comune partito, mentre a Palazzo Madama a colpi di fiducia veniva approvata la controversa legge elettorale con prevalente meccanismo proporzionale. Regolerà le prossime e sempre più vicine elezioni nazionali di primavera.
Dunque, una giornata nata secondo le aspettative di Renzi, che portava a casa, nonostante la dura opposizione dei Cinque Stelle, il cosiddetto Rosatellum bis (dal nome del deputato del Pd, Ettore Rosato, che l’ha presentato alla Camera), s’è invece conclusa con una rottura senza precedenti. Perché è di natura istituzionale, oltre che politica. E perché avviene in contrasto con la mozione parlamentare che il Pd aveva promosso per la discontinuità ai vertici della Banca d’Italia: “Serve una figura per una nuova fiducia”, sollecitava il documento.
Invece Gentiloni ha scelto la strada opposta: sì alla riconferma, per la quale s’erano spese autorità dello Stato, a cominciare dal Quirinale.
Non era scontato che il premier indicasse una soluzione invisa a Renzi, anche se tra i due i rapporti sono buoni (lo ripetono entrambi).
Il leader del Pd aveva sempre sottolineato che avrebbe comunque rispettato la libera scelta di Palazzo Chigi, a cui spetta l’avvio della procedura di nomina del nuovo governatore (e l’atto conclusivo toccherà al presidente Mattarella).
Ricandidando Visco all’unico bis che la legge consente, Gentiloni si smarca dal “suo” segretario e dal suo stesso partito. Lo fa alla vigilia delle prove generali delle elezioni in Sicilia, il cui esito avrà ripercussioni sulla strategia di Renzi e sulla sua capacità d’essere riconosciuto come un condiviso punto di riferimento nel centro-sinistra. Non è un mistero che le elezioni potrebbero finire senza vincitori né vinti. Ciò potrebbe comportare le larghe intese fra Pd e Forza Italia. Ma il futuro premier dipenderà da molte circostanze: i voti ottenuti dai partiti, i nuovi equilibri, le esigenze istituzionali.
Con la sua decisione indipendente Gentiloni conferma ciò che in molti già dicono: che anche lui sarà della partita.
(Articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)