La pedofilia come cancro nella Chiesa cattolica. Benedetto XVI ha condotto, come papa, una delle battaglie più dure contro questo scandalo, e nel suo pontificato sono emersi numerosi casi di molestie e violenze sui minori. Prima ancora di essere eletto Papa, il cardinale Joseph Ratzinger aveva denunciato la “sporcizia” nella Chiesa, e una volta chiamato a guidarla, Benedetto XVI ha assunto una posizione molto precisa, forte anche di studi sull’argomento.
“Ha dovuto fronteggiare – spiega il vaticanista Gerard O’Connell – un modo di pensare e una cultura della copertura, che era molto radicata”.
L’azione del Papa ha contemplato tanto l’accusa nei confronti dei responsabili degli abusi quanto l’attenzione per le vittime, che ha incontrato e con le quali si è scusato.
Carmelo Abbate è un giornalista italiano che ha lavorato e scritto sul tema della pedofilia nella Chiesa.
“Probabilmente – racconta il cronista – dietro questo gesto di Benedetto XVI c’è proprio la volontà di togliere il tappo e di fare in modo che finalmente la Chiesa si confronti”.
Nonostante le scuse e la vicinanza del Papa, alcune vittime dei preti pedofili, però, parlano di ferite molto difficili da rimarginare e accusano il Papa di non avere fatto abbastanza
“E’ la più importante figura religiosa del pianeta – spiega David Clohessy, rappresentante dei ragazzi abusati – e nessuno nel mondo cattolico conosce meglio di lui il problema della pedofilia. Si è trovato nella posizione perfetta per fare passi decisivi, che avrebbero fatto la differenza nella vita dei bambini, ma lui ha rifiutato”.
E ora il Pontificato di Benedetto XVI si chiude con la sensazione che, ancora, questo cancro non sia stato del tutto estirpato. E sul Conclave che si va ad aprire pesa la vicenda del cardinale scozzese Keith O’Brien, accusato di “comportamento inappropriato” da tre sacerdoti e da un ex sacerdote. Benedetto XVI ha accettato le sue dimissioni, anche se ufficialmente per “raggiunti limiti di età”.