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Io triumphe per Maroni e il Pdl in Lombardia

Io triumphe, come scriveva il mitico Gianni Brera, per la splendida vittoria di Maroni e del Pdl in Lombardia. Il buon governo del ventennio formigoniano potrà continuare con rinnovato impegno e, ci auguriamo, una più attenta scelta degli uomini in Giunta e nel Consiglio.

Una lista civica di Maroni ha ottenuto tra i lumbard oltre il 10 %, più di quanto non abbia incassato la civica di Monti. E’ la nuova strada da battere, quella che con Tosi abbiamo cercato di intravedere anche noi per il Veneto.Non ho nascosto le mie preferenze elettorali prima del voto e a maggior ragione le ripropongo dopo lo tsunami di Febbraio.

In Lombardia si giocava la partita più importante, non solo per accertare se i cittadini lombardi (dopo le inchieste giudiziarie che hanno colpito trasversalmente tutti i partiti, dal maestro Penati, già capo della segreteria di Bersani, allo stesso governatore Formigoni le cui responsabilità penali sono tutte da verificare) avessero intenzione di abbandonare il buon governo che da quasi vent’anni è stato garantito dal neo senatore pidiellino.

Un governo che aveva fatto dell’autonomia e della sussidiarietà i criteri ispiratori delle politiche proprie di una regione-stato come la Lombardia, uno dei quattro motori regionali dell’Europa con Rhone-Alpes-Baden Wuttenberg e Catalogna.

Qui si giocava anche la partita più importante per l’assegnazione della maggioranza dei seggi al Senato, insieme alla regione Lazio, Sicilia e Campania. Non ci fossero state le liste di Monti e Giannino, il centro-destra avrebbe vinto a livello nazionale. Si aggiunga la variabile Albertini nella contesa regionale lombarda che ha reso ancor più complicata la corsa di Maroni.

Alla fine, però, l’alleanza Pdl-Lega ha tenuto con il fatto politico rilevante di una lista civica intestata a Maroni che ha raccolto consensi oltre e al di là di quelli propri della Lega. Un esperimento non difforme da quello fatto da Tosi per il rinnovo del consiglio comunale di Verona.

Nonostante l’enorme emorragia di voti di Lega e Pdl verso il M5S di Grillo e l’astensione, sul voto regionale, Ambrosoli guadagna oltre il 5 % sui risultati che aveva ottenuto il precedente candidato del centro-sinistra nel 2010, ma resta sotto del 5% da Maroni che diventa così il nuovo governatore lombardo.

Luca Zaia, alla luce del crollo del consenso leghista veneto, se la prende con Flavio Tosi imputandogli l’incontro con i DC del Veneto a tre giorni dal voto politico. Forse Zaia ritiene che senza quell’incontro la Lega avrebbe avuto un risultato diverso? Davvero pensa che sia bastato evocare un timido approccio, un confronto serio e interessato oltre l’annunciata fine della seconda repubblica, per provocare il crollo dei consensi alla Lega e al Pdl?

Considero Zaia un intelligente politico e una delle migliori risorse espresse dalla Lega veneta in questi trent’anni della sua esistenza e oso sperare non cada in quella sufficienza presuntuosa con cui spesso interviene nel dibattito politico.

Se crede di poter replicare nel 2015 la felice corsa del 2010, alla quale anche noi dc veneti abbiamo assicurato il sostegno, credo commetta un grave errore di miopia politica.

Quanto è accaduto con il voto di Febbraio impone a tutti i partiti una seria riflessione sul loro modo di essere, di comunicare e di rapportarsi con i cittadini elettori.

Noi DC, rigenerati dopo vent’anni di assenza dal potere, constatiamo l’insufficienza delle culture che si sono confrontate nella recente contesa elettorale e siamo seriamente preoccupati per l’ingovernabilità in cui è caduta l’Italia.

Condividiamo con Zaia l’idea che non si possa e debba partire dal contenitore ma da un serio confronto di strategie e contenuti politici. Quelli che in un breve incontro con Tosi abbiamo solo abbozzato riservandoci di approfondirli in un convegno ad hoc post elettorale.

Abbiamo troppo forte in noi il valore dell’autonomia locale al centro del sistema unitario dell’Italia di cui costatiamo l’insufficienza di un sistema istituzionale così come configurato dalla Costituzione del 1948 e che la veloce e improvvisata modifica del Titolo V ha reso ancor più complesso e irrazionale.

Ecco perché da anni siamo interessati al progetto di macroregione così come a suo tempo fu teorizzato da Gianfranco Miglio. Ed è su questo tema, caro Zaia, che vorremmo confrontarci con la Lega per ricercare possibili convergenze in ordine al nuovo assetto istituzionale di un’Italia federale con 5 o 6 macroregioni in grado di rapportarsi più correttamente e funzionalmente con una governance europea tutta da reinventare.

Come si potrà notare trattasi di un progetto e di una prospettiva che va ben al di là di calcoli miopi di mera ricostruzione a tavolino di nuovi contenitori politici a sommatoria non sempre positiva. Certo non siamo contrari all’idea della nascita di un partito del Nord a somiglianza della CSU bavarese, antico sogno di Bisaglia, Bernini e di altri autorevoli democristiani veneti, inserito a pieno titolo nel popolarismo europeo.

Un’ eventuale federazione, come in Germania, di questo partito con la sezione italiana del PPE che è il progetto fondamentale della DC, sarebbe da noi fortemente auspicata.

A questa prospettiva noi DC veneti prestiamo seria attenzione e ci auguriamo che con Tosi e Zaia si possa concretamente approfondire in un serio confronto scevro da egoistici particolarismi. La nostra attuale condizione di “medici scalzi”, senza potere e senza risorse, ci rende da questo punto di vista assolutamente credibili. E non lo facciamo per noi, ormai sul viale del tramonto della vita, ma, soprattutto, per quei tanti giovani senza speranza ai quali sentiamo il dovere di consegnare il testimone di una cultura e di una tradizione politica che hanno fatto grandi l’Italia e il nostro amato Veneto.


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