Cinema come spettacolo, magia, leggerezza e sogni ma anche come impegno e responsabilità collettiva. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, il 35 per cento delle donne subisce nel corso della vita una violenza fisica o psicologica ed anche il mondo cinematografico, da sempre specchio del tessuto sociale, deve riflettere. Più che mai in un periodo in cui il J’accuse risuona sul tappeto rosso e Hollywood pensa a come riorganizzarsi in una prospettiva Weinstein-free.
Anche la Festa del Cinema di Roma dedica uno spazio speciale al femminicidio e testimonia il suo impegno nella lotta ad un fenomeno dalle dimensioni preoccupanti, nonostante gli interventi normativi degli ultimi anni. Attraverso film, documentari, incontri ed eventi, attraverso la forza delle storie reali come solo il cinema riesce a raccontare, la XII edizione si vede in prima linea per il rispetto delle donne.
La Fondazione Doppia Difesa (promossa nel 2007 da Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno per aiutare le donne che hanno subito discriminazioni e abusi ma non hanno il coraggio di intraprendere un percorso di denuncia) ha presentato il film “Uccisa in attesa” di Giudizio di Andrea Costantini con Alessio Boni e Ambra Angiolini. “Volevamo dimostrare che dobbiamo sempre schierarci in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato”, ha spiegato Costantini. Scelta subito condivisa con la Hunziker e la Bongiorno promotrici della campagna “Aspettando Si Rischia La Vita – Mai Più Donne Che Muoiono In Attesa di Giustizia” a cui si ispira il cortometraggio.
La storia di Sara Di Pietrantonio, la studentessa strangolata e bruciata dal suo ex fidanzato nel maggio 2016, è invece ricostruita nel documentario Sara diretto da Stefano Pistolini e Massimo Salvucci in programma questa sera alle 19.30. Attraverso interviste e testimonianze gli autori cercano non solo di descrivere i fatti ma anche di individuarne le cause senza cedimenti scandalistici. Dopo la proiezione, un incontro per commentare il film con la mamma di Sara Concetta Raccuia, la scrittrice Dacia Maraini e la senatrice Francesca Puglisi (presidente Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio).
Elisabetta Lodoli in “Ma l’amore c’entra?”, questa sera al MAXXI alle 21.30, affronta il tema da un’altra prospettiva: l’obiettivo si sposta sugli uomini che hanno compiuto violenze, ma che hanno scelto di combattere il proprio lato oscuro e provare a cambiare. Paolo, Luca, Giorgio (persone reali con nomi di fantasia), diversi per età, origine e carattere, si incontrano nel centro Ldv (Liberiamoci dalla violenza, prima struttura pubblica per il trattamento degli uomini maltrattanti aperta nel 2011 a Modena) a cui si sono rivolti per cercare aiuto. Durante le interviste, i tre ripercorrono gli stati d’animo e i comportamenti che, in un crescendo di tensione, li hanno portati a varcare il limite.
Iniziative in tema anche nell’istituto penitenziario femminile di Rebibbia, dove è stato presentato questa mattina il cortometraggio contro la violenza di genere e per l’ empowerment femminile SalviAmo la faccia, realizzato dalle donne recluse con la regia di Giulia Merenda.
La Festa del cinema di Roma parla poco dell’affare Weinstein (se non con qualche aneddoto di Fiorello, minacciato da produttore per aver rifiutato una parte) ma si schiera apertamente dalla parte delle donne.
E le parole di Rosamund Pike, regina incontrastata di questa edizione, pronunciate all’apertura non lasciano spazio a dubbi: “Abbiamo visto recentemente cosa succede quando le donne si mettono insieme e decidono di far sentire la propria voce”.