Il temutissimo hard fork del bitcoin, in programma per il 16 novembre, è stato sospeso (un modo diplomatico per ammettere che non si farà più). L’annuncio ha spinto la criptovaluta a toccare il nuovo record a 7.879,06 dollari, dopodiché è caduta a 7.114,26 per poi tentare un rimbalzo a 7.271. Le vendite sono arrivate probabilmente perché molti investitori contavano sul fatto che alcuni exchange avevano promesso di dare al momento della biforcazione tanti nuovi bitcoin tanti quanti erano in portafoglio ai loro clienti. Mancato guadagno, ma la delusione è provvisoria. In realtà nei prossimi giorni dovrebbe prevalere il sollievo per lo scampato pericolo.
L’hard fork chiamato SegWit2x rischiava infatti di mandare a monte l’intero progetto bitcoin. Gli sviluppatori di SegWit2x volevano creare questa nuova blockchain per rendere le transazioni in bitcoin più rapide e meno costose. Era chiaro che l’obiettivo finale fosse quello di sostituire la catena primordiale per dare vita a un nuovo bitcoin che avrebbe sostituito quello originario, il BTC.
Ci sarebbe stato il rischio di un azzeramento del valore di quest’ultimo mentre il nuovo bitcoin non è detto che avrebbe raggiunto le quotazioni di quello vecchio, portando così a una distruzione di valore che avrebbe seriamente compromesso la credibilità del progetto. Proprio nel momento in cui, con l’annunciato lancio del future entro la fine dell’anno da parte del Cme, il bitcoin sarebbe diventato appetibile anche per gli investitori istituzionali.
Man mano che si avvicinava l’hard fork il consenso della comunità è andato scemando e così gli sviluppatori hanno deciso di mettere in frigorifero l’operazione. Per rendere le transazioni più rapide c’è tempo, più importante adesso è rafforzare la credibilità del bitcoin fra gli scettici, attirando così i loro investimenti.
Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi