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Unicredit, ecco perché Mustier è atarassico sull’addendum Bce per gli Npl

Di Elena Dal Maso e Luca Gualtieri
Jean-Pierre Mustier

La posizione del Parlamento europeo potrebbe ammorbidire la linea della Vigilanza Bce, ma l’amministratore delegato di Unicredit Jean Pierre Mustier (in foto) ostenta comunque sicurezza: «L’impatto dell’addendum Bce sugli npl è pienamente gestibile», ha dichiarato il banchiere durante la conference call di presentazione dei risultati trimestrali. «È in generale importante guardare al provvedimento alla luce di tutte le azioni regolamentari. Non è corretto soffermarsi solo sul singolo impatto», ha concluso Mustier.

I NUMERI

Gli analisti del resto hanno apprezzato i risultati della banca di piazza Gae Aulenti, ponendo l’accento ancora una volta sull’azione di derisking e sulla solidità patrimoniale. Nei nove mesi il costo del rischio, cioé il rapporto tra le rettifiche nette e il volume medio dei crediti, è sceso a 54 punti base e potrebbe essere attestarsi tra 55 e 60 punti per l’intero 2017.

LE SVALUTAZIONI

Le svalutazioni si sono infatti attestate a 1,8 miliardi (-30%), mentre i crediti deteriorati netti sono diminuiti a 22,3 miliardi (-3,6%) con un rapporto di copertura del 56,5%. A rassicurare i mercati (dove ieri il titolo Unicredit ha guadagnato l’1,47% a 16,59 euro) è stato anche il dato sui flussi di crediti da bonis a deteriorato: la banca ha registrato infatti un marcato calo dagli 1,4 miliardi del secondo trimestre agli 1,1 miliardi del terzo. Sul fronte patrimoniale, si conferma la solidità degli indicatori con il Cet1 in crescita al 13,81%.

I REPORT

Per gli analisti di Jefferies, i numeri della banca «continuano a parlare da soli. Il piano di ristrutturazione resta sulla buona strada e, nonostante una guidance prudente, vediamo rassicuranti buffer di capitale un altro aspetto che dovrebbe sostenere il re-rating» dell’azione. Passando al conto economico, i nove mesi si sono chiusi con un utile di 4,67 milioni (+164%), dato che comprende la plusvalenza per la cessione di Pioneer (2,1 miliardi), mentre i ricavi sono scesi del 2,7% annuo a 14,8 miliardi, con il margine di interesse a 7,7 miliardi (-2,2%) e le commissioni nette a 5 miliardi (+5,5%). In calo del 3,8% a 8,56 miliardi i costi operativi, per un rapporto cost/income in diminuzione al 57,9%.

I RISULTATI

Passando ai risultati delle singole divisioni, la banca commerciale italiana ha registrato nel trimestre un utile di 246 milioni, in crescita dell’8,6% annuo. La Germania ha chiuso con un utile di 156 milioni, più che raddoppiato rispetto ai 68 milioni dello scorso anno, l’Austria ha contribuito con 188 milioni (+91,7% annuo), il Centro est Europa con 413 milioni (-0,7%) e la divisione Corporate & Investment banking con 299 milioni (-21,2%).

LE PAROLE DI MUSTIER

«Il motore sta funzionando molto bene», ha riassunto Mustier, confermando il ritorno al dividendo in contanti per il 2018. Nel corso della presentazione il banchiere ha inoltre commentato anche l’investitura di Fabrizio Saccomanni per l’incarico di presidente. L’ex ministro del Tesoro è stato cooptato mercoledì nel consiglio di amministrazione di Unicredit in vista della nomina: «Sono personalmente felice che Saccomanni sia bordo. Il board lo ha considerato il miglior candidato», si è espresso Mustier.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)


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