La Cappella Sistina, capolavoro di Michelangelo nel cuore del Vaticano: è la sala che ospita il Conclave, dal latino cum clave, cioè “chiuso a chiave”, l’assemblea chiamata a eleggere il nuovo Papa. Qui si riuniscono i cardinali elettori, quelli con meno di 80 anni, attualmente 116 dopo l’autoesclusione dello scozzese O’Brien (dopo le accuse di “comportamenti inappropriati” verso alcuni sacerdoti): numero che può scendere sino a 112, perché quattro sono in dubbio, due per motivi di salute e due per motivi d’età, dato che compiono 80 anni a marzo e la data del conclave non è stata ancora fissata.
Secondo la procedura i cardinali elettori sfilano uno a uno, pronunciano la formula del giuramento con la mano sul Vangelo che li obbliga al silenzio, e il maestro delle celebrazioni liturgiche pronuncia la formula “Extra omnes”, ovvero fuori tutti: poi si ritirano, fino all’elezione del nuovo Papa.
Benedetto XVI ha modificato le regole per l’elezione del Romano Pontefice (‘normas nonnullas’ in latino), intervenendo nella Costituzione apostolica ‘Universi Dominici gregis’ di Giovanni Paolo II, già da lui modificata nel 2007: allora aveva abolito il passaggio dalla maggioranza qualificata dei due terzi a quella qualificata del 50 per cento dopo il 34esimo scrutinio senza risultato.Il primo giorno del Conclave i cardinali possono votare una volta, dal secondo giorno in poi si tengono due scrutini al mattino e due al pomeriggio, finché qualcuno non ottiene la maggioranza qualificata dei due terzi dei voti. Il fumo del camino collegato alla Cappella Sistina indica se il voto è andato a buon fine: se è nero significa che lo scrutinio non ha raggiunto risultati, se è bianco è stato eletto un nuovo Papa. Poco dopo l’elezione, il Papa appare dalla Loggia delle Benedizione per la prima apparizione pubblica, e la prima benedizione apostolica.