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Come si può sconfiggere il terrorismo?

“La nuova minaccia jihadista si combatte con l’omogeneità legislativa e di prassi, non solo in Europa ma in tutto lo spazio atlantico”. Parola di Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato e autore del libro Sconfiggere il terrorismo – L’evoluzione della minaccia jihadista e gli strumenti legislativi di contrasto, presentato oggi a Roma, presso l’Associazione stampa estera in Italia. Insieme a lui, sono intervenuti il presidente della commissione Difesa del Senato Nicola Latorre, il direttore del Centro Studi Americani Paolo Messa, e la giornalista Domitilla Savignoni.

COME E’ CAMBIATA LA MINACCIA

“Negli ultimi anni abbiamo assistito al mutamento strategico della minaccia dal terrorismo in senso stretto alla vera e propria guerra asimmetrica”, ha spiegato Manciulli. Rispetto ad al Qaida, grazie all’incontro con l’insorgenza irachena prodotta dalla cattiva gestione del post-conflitto nel Paese mediorientale, l’Isis ha introdotto “un’idea culturale di Stato, estremamente vendibile, che ha fatto mutare il terrorismo”, ha aggiunto. Il risultato è “un mostro a tre teste, come l’Idra di Lerna per usare una metafora mitologica”. Al “terrorismo tradizionale, si aggiungono la costruzione di uno Stato nazionale, di una patria jihadista, e il suo utilizzo mediatico, che rappresenta la più grossa preoccupazione”. La propaganda, che ora può contare sull’intenzione concreta di realizzare uno Stato islamico che non si cancella con la sconfitta sul campo, “produce un’enorme forma di proselitismo per cui ora non si sa da dove arriva la minaccia”, ha rimarcato l’autore del libro.

LA NUOVA STRATEGIA MEDIATICA DELL’ISIS

Così, ha affermato Domitilla Savignoni, “la comunicazione è la più importare arma in mano all’Isis”, che pure ha modificato la sua strategia mediatica con “meno video e più minacce”, da ultima la diffusione di una foto del Papa decapitato. Tale proiezione comunicativa serve al terrorismo “per mostrarsi ancora un brand di successo, per diffondere la strategia allarmista, e per opporsi e bypassare le regole stringenti sul web che i maggiori provider hanno introdotto negli ultimi anni”.

IL COMMITTMENT DELLE ISTITUZIONI ITALIANE

Fino ad ora però, contrariamente a quanto siamo soliti pensare, il nostro Paese si è dimostrato “attento su questo fronte e ha operato in modo adeguato”, ha detto Paolo Messa: “Sono arrivati molti segnali positivi sul committment delle istituzioni italiane su questi temi”. Dal G7 dei ministri degli Interni a Ischia, “in cui il ministro Minniti ha coinvolto i grandi operatori del web, è arrivato un richiamo forte all’alleanza necessaria tra il settore pubblico e privato, insieme al mondo della comunicazione”. Senza dimenticare il forte impegno nel sistema di cooperazione internazionale, “nell’azione globale e nel progetto statunitense, soprattutto con la precedente amministrazione, per un’azione comune di counter violent extermism“.

COME RISPONDERE

Difatti, “la nuova minaccia non si può battere restando chiusi in casa”, ha chiarito Manciulli. L’obiettivo, sul fronte della cooperazione internazionale è arrivare a “un’omogeneità legislativa e di prassi non solo in Europa, ma in tutto lo spazio atlantico”. Il coordinamento, ha spiegato ancora, “va concretizzato con leggi che si assomiglino e che perseguano la minaccia allo stesso modo, non solo in ottica repressiva ma anche in termini preventivi”. Eppure, “molti Paesi ancora non hanno una prassi preventiva che agisca a livello culturale”. Il problema è che proprio la prevenzione culturale sembra essere la chiave di volta: “Spesso – ha ricordato Manciulli – abbiamo a che fare con persone che non hanno commesso reati e che semplicemente provano simpatia per il jihadismo; ciò impone un cambio di paradigma”.

LA PROPOSTA DI LEGGE MANCIULLI-DAMBRUOSO

Proprio su questo si basa la proposta di legge sulla prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista che Manciulli ha presentato insieme a Stefano Dambruoso e che, approvata dalla Camera, è ora in Senato. “L’auspicio è che venga approvata prima della fine della legislatura”, ha detto il direttore del Centro studi americani Paolo Messa. Il progetto include temi come la scuola, la comunicazione e l’informazione, e la prevenzioni nelle carceri. C’è poi “la proposta per il servizio pubblico della Rai di creazione di una piattaforma per promuovere contenuti in lingua araba e italiana – ha ricordato Messa – tesa alla diffusione di messaggi per maggiore integrazione e per l’isolamento dei possibili radicalizzandi”. Tuttavia, ha affermato Latorre, “temo che purtroppo sarà molto problematico portarla a conclusione entro la fine dell’anno; ma sicuramente sarà la pietra miliare da cui partire con la prossima legislatura”.

PERCHE’ L’ITALIA NON E’ STATA COLPITA

Intanto, l’Italia resta per molti Paesi un riferimento per le azioni di contrasto e prevenzione al terrorismo. “L’esperienza nella lotta a un altro tipo di terrorismo e a organizzazioni di tipo mafioso hanno permesso alle nostre forze di sicurezza di acquisire capacità e professionalità che oggi si dimostrano importanti”, ha spiegato il presidente della commissione Difesa del Senato. A ciò si aggiunge, “una legislazione che si è dimostrata esemplare per tanti altri Stati, offrendo strumenti per un’intensa attività di prevenzione”. Ma c’è anche un’altra peculiarità italiana: il Comitato analisi strategica antiterrorismo (Casa), “un luogo in cui tutte le istituzioni coinvolte nel sistema di sicurezza, dalle agenzie di intelligence alla magistratura, si scambiano informazioni”. Tuttavia, ha ammonito Latorre, “le molte ragioni per cui l’Italia ha fronteggiato in maniera adeguata la minaccia non ci consentono comunque di abbassare la guardia, dato un margine di imprevedibilità che resta molto alto”.


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