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Come Pechino cerca di evitare la sbolla immobiliare

Borse cinesi in calo per l’annuncio del governo di nuove misure per mettere un freno ai prezzi nel settore immobiliare. Venerdì il Consiglio di Stato, l’esecutivo cinese, ha presentato la proposta di imporre una tassa del 20 per cento sui profitti derivanti dalla vendita di immobili nel tentativo di arginare le speculazione nel settore. Misura cui potrebbero seguirne altre, ma che nel fine settimana è stata seguita da una corsa alle vendite prima che le nuove norme entrino in vigore.

Il crescente divario tra ricchi e poveri, l’inflazione e un freno all’aumento dei prezzi delle case saranno tra i temi in discussione durante l’annuale sessione plenaria dell’Assemblea nazionale del popolo che si aprirà domani e sancirà la conclusione del passaggio di leadership con l’insediamento ufficiale di Xi Jinping alla presidenza della Repubblica popolare.

Dopo tre anni in cui Pechino ha cercato di contenere i prezzi, il mercato immobiliare si è nuovamente surriscaldato, scrive il Wall Strett Journal. Il timore è che senza alternative il rapido aumento dei prezzi degli immobili possa tramutarsi in un rischio per l’economia e la stabilità sociale. Secondo i dati ufficiali, i prezzi in almeno 70 città del Paese hanno toccato il massimo da giugno, con l’immobiliare che diventa uno dei pochi sfoghi per i cinesi in cui investire.

Come segnalato da un servizio del programma 60 minutes della Cbs, le nuove norme potrebbero essere arrivate troppo tardi. Lo scenario che il programma delinea è quello della bolla statunitense del 2007. Un mercato immobiliare cinese che esplode, scrive Business Insider, avrebbe, come quello statunitense un impatto a livello globale. Potrebbe evolvere in una crisi del debito e questo nella seconda economia al mondo. Anche di queste misure discuteranno i legislatori cinesi.


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