Le fake news – in questi giorni al centro del dibattito politico italiano -, non sono un tema che riguarda solo la Penisola, ma anzi preoccupano sempre più i palazzi di Bruxelles. A dimostrazione di questo crescente interesse europeo nei confronti del tema, ci sono una serie di azioni recenti messe in campo dalle istituzioni comunitarie.
LE AZIONI PRINCIPALI
In particolare, il 13 novembre la Commissione Ue ha avviato due iniziative: una consultazione pubblica sulle notizie false e la disinformazione online, e ha istituito un gruppo di esperti ad alto livello che rappresenta il mondo accademico, le piattaforme online, i mezzi d’informazione e le organizzazioni della società civile. Tutto ciò dovrebbe contribuire alla definizione di una strategia dell’Ue per contrastare la diffusione di notizie false, che sarà presentata nella primavera del 2018. Ma come si articoleranno queste azioni?
LA CONSULTAZIONE PUBBLICA
La consultazione pubblica, che si svolgerà fino a metà febbraio, consentirà a cittadini, social media, organi di stampa (emittenti, testate giornalistiche, agenzie di stampa, media online e verificatori), ricercatori e autorità pubbliche di esprimere il proprio parere. L’obiettivo è quello di raccogliere idee sulle azioni che l’Ue può intraprendere per offrire alla popolazione strumenti efficaci per individuare informazioni affidabili e verificate e adattarsi alle sfide dell’era digitale. I contributi attesi riguardano tre ambiti principali: la portata del problema, ossia in che modo cittadini e parti interessate percepiscono le notizie false, quanto sono consapevoli della disinformazione online e in che misura si fidano dei diversi media; la valutazione delle misure già adottate dalle piattaforme, dai mezzi d’informazione e dalle organizzazioni della società civile per combattere la diffusione di notizie false online e i pareri sui ruoli e sulle responsabilità delle parti interessate; le possibili azioni future per migliorare l’accesso dei cittadini a informazioni affidabili e verificate e impedire la diffusione della disinformazione online. La consultazione, rileva una nota, riguarda solo le notizie false e la disinformazione online caratterizzate da contenuti di per sé non illeciti, e quindi non soggetti a misure legislative e di autoregolamentazione nazionali o dell’Ue.
IL GRUPPO DI ESPERTI
Per ciò che riguarda il gruppo di esperti ad alto livello sulle false notizie, la candidatura è invece aperta fino a metà dicembre. L’organismo avrà in questo caso il compito di consigliare la Commissione per delimitare il fenomeno, definire i ruoli e le responsabilità delle parti interessate, cogliere la dimensione internazionale, fare il punto delle posizioni espresse e formulare raccomandazioni. Nella misura del possibile, il gruppo dovrebbe includere più rappresentanti di ciascun ambito di competenza, che si tratti del mondo accademico o della società civile, selezionati in modo equilibrato tra gli esperti. Il gruppo ad alto livello dovrebbe diventare operativo a gennaio 2018 e svolgerà la sua attività nell’arco di diversi mesi.
LE ALTRE MISURE
A queste azioni si affiancano le decisioni di supportare queste attività con un sondaggio di Eurobarometer da condurre nel 2018 per valutare la percezione cittadini dell’Ue di questi problemi e organizzare una conferenza multistakeholder per aprire ancora di più a un confronto sul tema.
IL COMMENTO DI MENSI
“Occorre innanzitutto”, sottolinea a Cyber Affairs Maurizio Mensi (nella foto), membro del Servizio giuridico della Commissione europea e professore Luiss Guido Carli e SNA, “intenderci sulla nozione di fake news. L’orientamento prevalente è quello di far riferimento ad un’azione di disinformazione intenzionale, posta in essere attraverso una variegata gamma di mezzi, compresa la Rete e in particolare le piatteforme social online, la televisione o la stampa tradizionale, che consentono di diffondere messaggi su larga scala e in tempi rapidi, con il minimo sforzo da parte dell’autore. Poiché il concetto di fake news è onnicomprensivo, occorre poi distinguere tra falsa informazione che si qualifica come illegale sulla base del diritto UE o nazionale e tutto ciò che invece non lo è”. “Questa chiarezza – rimarca l’esperto precisando che le sue opinioni ‘sono espresse a titolo personale e non rappresentano la posizione ufficiale della Commissione europea’ – è necessaria ad evitare equivoci e poter individuare con precisione rimedi e strumenti di reazione nei confronti di un fenomeno che altrimenti diventa difficile da contrastare.
Le azioni avviate dalla Commissione”, evidenzia ancora Mensi, “sono volte ad elaborare una risposta articolata che per essere efficace deve tener conto degli specifici compiti che svolgono i diversi attori presenti sul campo: le piattaforme social, i canali di informazione, gli utenti, così da definire con cura le loro responsabilità alla luce di alcuni principi guida: la libertà di espressione, il pluralismo dei media, e il diritto dei cittadini ad un’informazione affidabile. La Commissione sostiene infatti un processo ‘multistakeholder’ in cui le piattaforme, i media di informazione, la società civile e il mondo accademico siano coinvolti per trovare una soluzione conforme ai principi fondamentali e applicabile in modo coerente nell’Unione europea”.
LA POSIZIONE DEL PARLAMENTO UE
Le mosse della Commissione hanno seguito quella del Parlamento europeo che, a giugno 2017, ha adottato una risoluzione in cui invitava Berlaymont ad analizzare nel dettaglio la situazione e il quadro giuridico attuali per quanto riguarda le fake news e a verificare la possibilità di un intervento legislativo per limitarne la divulgazione e la diffusione. La Commissione ha dunque incluso l’iniziativa contro le notizie false online nel suo programma di lavoro per il 2018.
UN PO’ DI NUMERI
Quali sono i numeri del fenomeno? “La diffusione delle fake news tramite i mezzi online costituisce un problema rilevante per i Paesi dell’Ue e non solo”, rimarca a Cyber Affairs Tommaso De Zan, dottorando in cyber security all’Università di Oxford. “Secondo alcune statistiche”, evidenzia lo studioso, “durante le elezioni americane circa 120 pagine Facebook collegate a utenti russi avrebbero creato 80mila post e raggiunto circa 126 milioni di americani”. E, “secondo l’East Stratcom Task Force del Servizio per l’azione esterna Ue” (un team creato per rispondere alle campagne di disinformazione, in particolare quelle ritenute provenire dalla Russia, si legge sul sito dell’Eaas, e che cura il sito Eu Vs Disinfo), “anche nel caso della recente crisi in Catalogna si sarebbero verificati ‘esempi di disinformazione’ da parte dei alcuni media russi”. Per queste ragioni, propone De Zan “in vista delle prossime elezioni, anche l’Italia dovrebbe preparare adeguate contromisure per arginare le possibili conseguenze di campagne di disinformazione sofisticate, mirate alla destabilizzazione del Paese”.
L’ESEMPIO FINLANDESE
Come fare? “Sebbene nel breve periodo si possa cercare una collaborazione diretta con i colossi del web per limitare il fenomeno”, sottolinea l’esperto, “nel lungo termine questo potrebbe non bastare. A questo proposito, è interessante l’esempio della Finlandia, soggetta a campagne di disinformazione quotidiane. L’approccio del Paese nordico è una combinazione fra un forte sistema educativo che predispone i ragazzi a sviluppare pensiero critico nella valutazione delle notizie e una strategia governativa che punta a mantenere una narrativa pubblica coerente e positiva rispetto alle calunnie che vengono proposte dagli avversari”.
L’INTERROGAZIONE DI DANTI
Alla Commissione Ue si è rivolto nelle scorse ore con un’interrogazione urgente l’eurodeputato Pd Nicola Danti, che ha chiesto all’esecutivo comunitario di adottare misure concrete per scongiurare l’influenza della propaganda digitale organizzata da Paesi terzi sulle prossime scadenze elettorali nei Paesi Ue, a partire dall’Italia, denunciando “un’emergenza democratica nei paesi Ue”. Le fake news infatti, sostiene Danti, “costituiscono una seria minaccia in vista delle prossime scadenze elettorali in alcuni paesi, tra cui l’Italia e la Spagna”, con le imminenti nuove elezioni in Catalogna
“Considerato – si legge nell’interrogazione – che nel corso delle indagini ‘Russiagate’, i consiglieri legali di Facebook e Twitter hanno ammesso che dal 2015 oltre un terzo dei cittadini americani avrebbero visto post generati da profili falsi legati alla Russia (…) e che simili casi di interferenze da parte di attori esterni attraverso la rete potrebbero inoltre aver condizionato il risultato del referendum britannico e quello catalano”, Danti chiede alla Commissione “quali misure specifiche intende adottare per arginare il fenomeno dilagante delle fake news e per impedire ulteriori tentativi di manipolazione dell’opinione pubblica europea e/o di ingerenza nella politica degli Stati membri da parte di soggetti statali o parastatali di Paesi terzi, anche attraverso siti web o piattaforme online”.ww