Skip to main content

Non si ferma il boom del gas americano

Arriva sul tavolo della Fed, la Federal Reserve, il boom del gas non convenzionale.
Nel suo Beige Book di marzo, la banca centrale Usa riferisce che attorno al giacimento Marcellus Shale c’è un aumento dell’attività bancaria, dei consumi e dei risparmi. Altro che crisi!

Un boom da maneggiare con cura
Tra Ohio, Pennsylvania e Virginia tecnici ed operai vengono contesi dalle industrie in espansione, e la possibilità, appena ventilata nel Beige Book, è che si determini una dinamica salariale al rialzo. Vale a dire, quel tipo di sviluppo che, nel mondo, sembra preoccupare solo le banche centrali…
Secondo un recente studio del Center for strategic and international studies (Csis) di Washington, ci sono riserve di gas non convenzionale sufficienti per 100 anni agli attuali livelli di consumo, in teoria una chiave per lo sviluppo di altri settori energetici (come il tight oil, il petrolio di difficile estrazione) e per il manifatturiero, che va però gestita con attenzione a tutti i livelli, da quello locale a quello federale, perché le preoccupazioni di natura ambientale non mancano nemmeno negli States. Maneggiare con cura, dunque, è il messaggio del Csis che, non dimentichiamo, è un forum bipartisan vicino all’Amministrazione, guidato da quel Zbigbniew Brzezinski considerato, a torto o a ragione, eminenza grigia della politica estera democratica.

“Problemi di abbondanza” per Obama
Anche la geografia nazionale è importante. Il Marcellus Shale è collocato a ridosso dei Grandi Laghi e del New England, a cavallo dunque di due aree strategiche per il consenso della coalizione Obama, in cui l’uscita di scena di Hillary Clinton ha rappresentato comunque un elemento di debolezza.
Obama ha avuto la fortuna di ereditare un boom che proprio nel 2008, anno della sua ascesa alla Casa Bianca, è emerso a livello pubblico come questione nazionale. Il problema ora è riuscire a cavalcare le diverse esigenze economiche e sociali. La Costa Ovest con la sua cultura fortemente tecnologica (imperniata sul mito della Silicon Valley “verde”) fa la fronda a sviluppi che avvengono in larga parte fuori dalla propria portata. Il Midwest e i Grandi Laghi hanno conosciuto la corsa all’oro bianco più intensa dai tempi della scoperta del petrolio nel Texas. La sintesi ideologica finora vincente è stata quella di considerare il gas di scisti come la via per rafforzare l’autonomia dalle fonti fossili mediorientali, e dunque l’indipendenza energetica Usa. E’ possibile che questo registro venga mantenuto anche nel prossimo futuro, per non perdere o alienarsi l’appoggio delle piccole e medie imprese energetiche che fomentano il boom in aree, come appunto il Midwest, che rappresentano l’irrinunciabile spina dorsale di un Paese-continente affacciato su due oceani.


×

Iscriviti alla newsletter