Ishinomaki 2 anni dopo il sisma e lo tsunami che hanno colpito la costa est del Giappone l’11 marzo 2011, con oltre 15mila morti accertati, oggi si presenta così. La città più distrutta dal cataclisma è ancora un cantiere per la ricostruzione. Tutt’intorno edifici diroccati, cimiteri d’auto ammassate una sull’altra ricoperte di ruggine e fango, baraccopoli di container che ospitano chi ha perso la casa e con essa tutto ciò che fino ad allora rappresentava la propria vita.”Non ci possiamo lamentare di queste casette – dice con dignità questa donna – abbiamo ottenuto un sacco di aiuti e non ci manca nulla. Sin dall’inizio abbiamo avuto da mangiare, è stato un bene poter stare qui”.”E’ normale – aggiunge il marito – in una situazione così grave, essere sistemati in un posto così piccolo. Non possiamo lamentarci. In ogni caso noi abbiamo sempre desiderato di poterci costruire una nostra casa e adesso, malgrado tutto, il nostro sogno sta per realizzarsi e presto saremo in grado di andare ad abitarci.Parlare dello tsunami del 2011 riporta alla mente anche il disastro della centrale atomica di Fukushima, il più grave incidente nucleare della storia in Giappone. Ancora oggi sono in corso i lavori per la messa in sicurezza dei reattori danneggiati; l’area intorno alla centrale è fortemente contaminata anche se la situazione sta gradualmente migliorando, ma ci vorrà tempo, anni ancora, perché si possa dichiarare il cessato pericolo. La popolazione giapponese continua a protestare contro l’uso del nucleare come fonte energetica e spera di poter rinascere come una fenice dalle proprie ceneri.”Ci sono un sacco di cose nuove in città – spiega il direttore del museo dei manga di Ishinomaki – le vie dello shopping stanno tornando a vivere e molte nuove case sono in costruzione. Negli ultimi 2 anni abbiamo ricostruito ciò che era stato distrutto, adesso però si può cominciare a costruire cose nuove”.
La lenta ricostruzione in Giappone a due anni dallo Tsunami
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