Quello del discorso di fine anno non è una tradizione solo italiana. In Cina si è rivolto al popolo anche il presidente Xi Jinping. Il Paese, ha spiegato, farà la sua parte nel difendere l’ordine internazionale e combattere i cambiamenti climatici, nel contempo lavorando per migliorare il benessere del proprio popolo.
Xi ha ribadito l’impegno per le riforme economiche, ricordando il quarantesimo anniversario della trasformazione guidata da Deng Xiaoping, e ha ribadito che entro il 2020 tutti gli abitanti delle zone rurali che attualmente vivono in condizioni disagiate saranno portati sopra il livello di povertà: “È la nostra solenne promessa”.
Il Presidente ha tuttavia ammesso alcune mancanze nel lavoro fin qui svolto dal governo: “Per questo motivo dovremmo rafforzare il nostro senso di responsabilità e garantire il benessere della gente, che rimane il più grande traguardo politico del Partito e del governo”.
Sul fronte internazionale, Pechino “garantirà risolutamente l’autorità delle Nazioni Unite”, rispettando i propri obblighi internazionali e impegnandosi nella lotta ai cambiamenti climatici. Una sorta di risposta alla posizione degli Stati Uniti che sotto la guida di Trump sembrano voler arretrare su questi impegni multilaterali.
Lo sguardo geopolitico sempre più alternativo a Washington trova riscontro in un altro, non trascurabile, dettaglio. Il presidente cinese Xi Jinping ha voluto far sapere che “auspica di rafforzare la cooperazione con Mosca nel corso del 2018”. Il messaggio di auguri inviato all’omologo russo Vladimir Putin è stato riportato dall’agenzia di stampa Xinhua precisando che il leader cinese si è detto pronto a promuovere un coordinamento strategico internazionale con la Russia e ad adoperarsi per incrementare i rapporti bilaterali.
Parole di circostanza o l’emergere di una nuova polarizzazione?