Con la fumata bianca proveniente dal camino posto sopra alla Cappella Sistina si è chiuso il periodo di sede vacante iniziato alle ore 20 del 28 febbraio, ovvero quando Benedetto XVI ha reso esecutiva la propria decisione di abbandonare anzitempo il ministero petrino.
Sarà Bergoglio il nuovo Papa. Papa Francesco I.
Se, da un lato, il nuovo Papa è per forza di cose, come hanno affermato molti cardinali prima di entrare in conclave, “il migliore possibile tra i candidati”, dall’altro lato non vi è alcun dubbio che il successore di Benedetto XVI avrà molto da lavorare.
A lui il compito di guidare i quasi due miliardi di cattolici nel mondo, un numero però sempre più in calo in alcune parti del globo, scossi dalle poco edificanti vicende che hanno caratterizzato gli ultimi anni del papato di Benedetto XVI. Ma quali sono, dunque, le sfide che attendono Francesco I?
La riforma della Curia
Il caso Vatileaks, la madre di tutti i dossier, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il furto di documenti riservati dall’appartamento del Papa, prima finiti su alcuni giornali e poi nel libro “Sua Santità” di Gianluigi Nuzzi, ha portato Benedetto XVI a creare una Commissione cardinalizia d’inchiesta, affidata alla guida del cardinale non elettore dell’Opus Dei Julian Herranz. Benedetto XVI, particolarmente colpito dai risultati dell’inchiesta, ha deciso di non divulgare il contenuto del documento di circa trecento pagine, lasciandolo in “eredità” al suo successore. Papa Ratzinger ha però autorizzato i tre cardinali membri della Commissione a fornire informazioni sul dossier ai porporati che ne avessero fatto richiesta. Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama, è riuscito a ricostruire, in linea generale, il contenuto del dossier. Ne emerge un ritratto della Curia romana piuttosto inquietante: filiere di interessi, cordate cementate da rapporti “inconfessabili”, carrierismo sfrenato, lobby economiche in grado di influenzare le decisioni in seno ai Sacri palazzi ma, soprattutto, l’esistenza di una vera e propria “lobby gay”. Da qui, quindi, la necessità per il nuovo pontefice, Bergoglio, di mettere ordine, al più presto possibile, nella Curia romana. Un’esigenza, quest’ultima, avvertita da molti cardinali come testimoniano le dichiarazioni rilasciate da molti di loro nel corso delle Congregazioni generali, con l’auspicio di una maggiore collegialità nelle decisioni assunte in Vaticano. Tanto che il caso Vatileaks, secondo alcuni, ha rappresentato il 116° cardinale in conclave.
Una maggiore trasparenza finanziaria
Lo Ior, ovvero la banca vaticana, è da sempre al centro di intrighi e misteri che riguardano il Vaticano. A Benedetto XVI va riconosciuto il merito di avere provato a rendere più trasparente l’attività della banca vaticana ma, anche lui, è rimasto vittima della “guerra” tra il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, presidente, tra l’altro, della Commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior, e il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede. Uno scontro, quello tra Bertone e Nicora, che ha portato al licenziamento improvviso del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi. Da tempo, poi, lo Ior sta cercando di entrare a far parte della white list dell’Ocse, ovvero l’elenco dei Paesi virtuosi. A tal fine, nel gennaio 2012, la Santa Sede ha approvato la nuova legge antiriciclaggio che ha portato Moneyval, l’organismo del Consiglio d’Europa che giudica la trasparenza delle attività finanziarie dei vari Paesi, a promuovere parzialmente la Santa Sede. Al nuovo Papa, quindi, il compito di garantire il raggiungimento della totale trasparenza nelle attività della banca vaticana. Un compito che si presenta piuttosto arduo, dato che non mancano voci, anche autorevoli, secondo le quali lo Ior “andrebbe chiuso”. Ma, soprattutto, un compito che il nuovo Papa dovrà portare a compimento con la collaborazione di un nuovo presidente della banca appena nominato dal suo predecessore negli ultimi giorni di pontificato.
Riguadagnare la fiducia dei cattolici
Lo scandalo degli abusi sessuali compiuti da numerosi sacerdoti, e la loro copertura da parte di alcuni cardinali che hanno partecipato al conclave, rappresenta una ferita che fatica a rimarginarsi. Una ferita, quella della pedofilia, che ha messo ancora più in evidenza le divisioni all’interno della Chiesa. Da un lato, infatti, chi ha fatto della trasparenza il filo conduttore della propria azione. Tra questi proprio Benedetto XVI che, come sottolineato da monsignore Charles Scicluna, ex promotore di giustizia in Vaticano, “nel campo degli abusi sessuali commessi da esponenti del clero ci lascia un’eredità irremovibile che segna il futuro della Chiesa”. Dall’altro lato, però, chi, come il decano del collegio cardinalizio Angelo Sodano, è stato accusato di avere cercato di coprire alcuni episodi di abusi sessuali, in particolare quelli commessi dal fondatore dei Legionari di Cristo, padre Maciel. Benedetto XVI, come detto, ha compiuti passi significativi, arrivando a chiedere esplicitamente scusa per le sofferenze inferte ed incontrando alcune delle vittime di abusi sessuali. Papa Ratzinger ha fatto della tolleranza zero verso i crimini sessuali compiuti da esponenti del clero uno degli assi portanti del suo pontificato. Al nuovo Papa spetterà quindi il compito di proseguire quest’opera di rinnovamento, cercando di dimostrare, coi fatti, l’esistenza di una vera e propria volontà di prevenire e reprimere tali condotte a qualunque livello esse vengano messe in atto.
Una nuova evangelizzazione
Quando è stato chiesto a monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, quali caratteristiche dovrà avere il nuovo Papa, questa è stata la risposta: “Dovrà essere sia un pastore che un uomo di governo”. Oltre, quindi, ad un Papa manager (come è stato subito ribattezzato dalla stampa), il successore di Benedetto XVI dovrà essere anche un “pastore”. L’evangelizzazione è, infatti, una delle principali sfide che il nuovo Papa trova dinanzi a sé. Un problema, quello dell’evangelizzazione, che si fa sentire soprattutto in Europa. Se, da un lato, infatti, l’Europa è il continente che ha potuto vantare il maggior numero di cardinali in conclave, dall’altro lato è quello in cui da parecchi anni si registra oramai una continua e crescente diminuzione delle vocazioni. Sarà quindi soprattutto in Europa e, più in generale, in occidente che il nuovo Papa dovrà cercare di rinforzare le basi del cattolicesimo. Più semplice sarà la propria azione in continenti quali l’Africa e l’Asia, dove il numero dei cattolici è in costante e continua crescita.
A queste sfide, che sono certamente le più importanti e, forse, le più urgenti, se ne aggiungono poi altre, non per questo da mettere in secondo piano. L’uso degli strumenti di contraccezione (ancora vivo è, nella memoria di molti, quanto affermato, con polemiche annesse, da Benedetto XVI in occasione del suo viaggio in Africa), il matrimonio omosessuale (ancora recentemente Benedetto XVI ha criticato “gli atteggiamenti moderni della sessualità”), il ruolo dei laici e delle donne nella Chiesa (ai quali, secondo molte voci, provenienti soprattutto dall’interno della Chiesa, dovrebbe essere riconosciuto un ruolo crescente) e la persecuzione dei cristiani. Queste, quindi, le altre sfide che spettano al successore di Benedetto XVI. Come si vede, dunque, per il nuovo Papa il lavoro non manca.