Il controllo delle isole dell’Egeo orientale torna ad essere tema accesissimo nella disputa fra Grecia e Turchia i cui toni continuano ad aumentare. L’ultimo episodio in ordine cronologico è la visita del premier greco Alexis Tsipras (nella foto) nelle isole di Calimno (Kalymnos) e Farmaco (Farmakonisi). A questa che Atene definisce “una visita altamente simbolica”, parteciperà anche il ministro della Difesa Panos Kammenos che è anche leader della coalizione nazionalista Greci indipendenti. L’esponente del governo greco aveva rilasciato nelle settimane scorse dichiarazioni a dir poco forti accusando Erdogan di essere un “dittatore spietato che in questo momento minaccia la nostra casa”. “Se minacciano il nostro paese – aveva detto – ci troveranno pronti a rispondere e sapranno che noi non faremo concessioni in nome della diplomazia quando si tratta di questioni di sovranità nazionale”.
La disputa sui confini delle acque territoriali tra Grecia e Turchia continua ad essere uno dei principali dossier che vedono Atene ed Ankara contrapposti. Agli inizi di dicembre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha sollevato la questione della revisione del Trattato di Losanna, in favore della sovranità turca su alcune isole greche del Mar Egeo, anche durante la sua “storica” visita ad Atene. Si tratta naturalmente di una ipotesi tabù per la Grecia ed era stato il Capo dello Stato Prokopis Pavlopoulos a rispondere con fermezza. “Tutti coloro che ritengono che il diritto internazionale sia solamente la legge del più forte si sbagliano e la Grecia non accetterà questa visione. Difendiamo l’Europa, il suo prestigio e la sua sovranità”.
Vale la pena di sottolineare che Grecia e Turchia sono entrambi stati membri della Nato e già nel 1996 le tensioni aumentarono facendo temere un possibile conflitto tra i due paesi. Ora che il vento nazionalista soffia forte dappertutto, compreso nei due Paesi, la crisi torna ad acuirsi. I fronti aperti dalla Turchia in questo momento sono così numerosi che probabilmente alla visita di Tsipras non seguirà una ulteriore escalation. Il fuoco però cova sempre più forte sotto la cenere e parliamo di Mediterraneo orientale, di un’area raggiungibile quasi a nuoto dall’Italia. Probabilmente, il nostro Paese dovrebbe guardare a questo conflitto latente con maggiore attenzione.