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Ecco il dossier sulla Casta Pd che fa bisticciare Renzi e Bersani

La parola fine cerca di metterla Matteo Renzi, proprio il presunto “mandante” del dossier sugli sprechi del Pd che ha fatto infuriare i suoi compagni di partito. Sulla sua pagina Facebook il sindaco di Firenze stamattina ha ribattuto alle accuse che lo dipingono come “sabotatore” di Pierluigi Bersani: “Nessuno vuole ‘sabotare’ il tentativo di Bersani, anzi. L’Italia ha bisogno di un Governo, prima possibile. Perché l’emergenza non è sapere chi farà il ministro, ma affrontare la situazione economica e la crisi occupazionale. Paradossalmente se Bersani accettasse di abolire il finanziamento ai partiti forse avrebbe qualche chance in più – non in meno – di farcela. Decida lui, comunque: a me non sta a cuore la discussione di corrente, ma sta a cuore l’Italia”.

Il documento integrale
E mentre Renzi assicura che non c’è nessuna attività di dossieraggio, ecco che il sito Dagospia pubblica tutto il contenuto del dossier che sarebbe nelle mani del sindaco. Un documento lungo e dettagliato, suddiviso in capitoli che inizia così: “Il Segretario Nazionale del Pd ha un Capo Segreteria (Zoia Veronesi, le voci dicono 90.000 euro lordi l’anno) e 4 segretarie, già facenti parte del personale Pd (guadagnano tra i 1.200 e i 2.000). Nello staff del Segretario come incarichi fiduciari sono assunti a tempo determinato il Portovace Stefano Di Traglia, (sui 4.000), il Capo Ufficio stampa Roberto Seghetti (credo sui 5.000 euro), il Vice capo ufficio stampa Chiara Muzzi (2.500). A loro si aggiunge Paola Silvestri (pagata dal gruppo Pd al Senato). (continua a leggere sul sito di Dagospia) 

Il Pd risponde per vie legali
Il Pd la prende sul serio e dopo la querela del presidente del partito Rosy Bindi contro il Corriere della Sera, il primo a parlare dello studio in un articolo di Maria Teresa Meli, oggi anche il tesoriere Antonio Misiani annuncia le vie legali: “Più che un dossier, siamo di fronte ad una patacca che contiene una quantità di informazioni errate e di cifre campate per aria. E’ una due diligence all’amatriciana (o, meglio, alla ribollita…), verrebbe da dire. La cosa inaccettabile è che questa squallida operazione – la cui strumentalità è evidente – chiama in causa persone che lavorano e che meritano rispetto. Per questo, ho dato mandato ai legali di mettere in atto tutte le azioni necessarie in sede civile e penale contro gli autori di questo squallido dossier”.

Le frizioni tra Renzi e Bersani aumentano

Insomma, nonostante la linea ufficiale sia quella della lealtà, tra Bersani e Renzi le tensioni si fanno sempre più evidenti. Dopo le divergenze sullo scenario post-elettorale, quelle sul tema del finanziamento pubblico ai partiti, ora a dividerli c’è anche uno scottante dossier.



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