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Che banchiere sarà Gros-Pietro ai vertici di Intesa

“Il banchiere l’ho già fatto e lo farei ancora”. Così, a margine del consiglio Fiat di fine gennaio, Gian Maria Gros-Pietro ha lanciato lo sprint finale verso quella poltrona di numero uno del consiglio di gestione di Intesa che sembra fatto apposta per lui. Per più motivi.

Torinese purosangue

Primo, perché il professor Gros-Pietro è torinese purosangue. Cosa che non guasta negli equilibri geopolitici del primo gruppo bancario italiano, in cui la Compagnia di San Paolo ha la maggioranza delle azioni.

Il curriculum diplomatico e politico

Secondo, perché il curriculum diplomatico e politico dell’economista sembra fatto apposta per interpretare il ruolo di co-leader in Banca Intesa, già orfana di personalità come Corrado Passera, e alla vigilia dell’inevitabile tramonto dei grandi timonieri del passato: Giovanni Bazoli, cui non hanno certo giovato le vicissitudini dell’Ubi, la crisi terminale della Tassara dell’amico Romain Zaleski e la matassa aggrovigliata di Rcs e così via; Giuseppe Guzzetti, il re incontrastato e forse incontrastabile delle Fondazioni bancarie e presidente dell’Acri, impegnato a salvare il salvabile del sistema sotto pressione, vuoi per l’anomalia Monte Paschi, vuoi per il costo della difesa della leadership nelle grandi banche.

Il passato di Gros-Pietro

In questa cornice c’è spazio per un presidente alla Gros-Pietro: stimato macroeconomista, grande tecnico della politica industriale, che in passato ha saputo non farsi schiacciare da Vittorio Mincato all’Eni e a condurre con onore l’Iri verso l’ultimo stadio prima della liquidazione. Ancor più difficile, a giudicare dai precedenti degli altri manager, la convivenza con i Benetton che gli devono non poco per aver portato a termine partite assai delicate (e lucrose) in Autostrade. Insomma, in un mondo bancario ammaccato dalle disgrazie di Giuseppe Mussari e privo di nuove leve dalla personalità forte, Gros-Pietro colmerà un vuoto, anche per la gioia dei giornali, senza però correre il rischio di  entrare in collisione con Enrico Cucchiani, consigliere delegato di Intesa.

I legami del prof.

Ancor più importanti i legami che Gros-Pietro può vantare con la realtà industriale. Tanto per cominciare, fa parte del consiglio Fiat e presto verrà riconfermato nel consiglio di Edison. Meno facile che possa continuare a guidare Sia (gruppo Gavio) in cui l’ha insediato l’amico Fabrizio Palenzona. Ma al di là delle cariche conta la fittissima rete di legami e collegamenti che Gros-Pietro, classe 1942, ha stabilito con il tessuto industriale di casa nostra, dalle grandi imprese fino ai distretti e all’universo delle pmi (macchine utensili in primis): solo Romano Prodi può vantare una conoscenza altrettanto approfondita dell’Italia che produce.

Un nuovo modo di fare il banchiere?

Per questi motivi Gros-Pietro può interpretare un modo “nuovo” di fare il banchiere: meno attento agli equilibri della finanza, più ai legami con la clientela delle imprese. Insomma, più vicini alla vecchia stagione dell’Iri che non al trading di derivati.

 



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