Mentre la crisi economica colpisce con la massima intensità l’esistenza quotidiana delle aziende e dei cittadini Italiani, rendendo improrogabili una serie di riforme volte a colpire i gangli della ventennale perdita di competitività del sistema Italia, il Paese si trova in una paradossale e devastante situazione di stasi istituzionale tale da rendere improbabile la formazione di un qualsiasi esecutivo supportato da una maggioranza sufficiente da renderne l’azione non solo minimamente efficace ma anche sostenibile in un orizzonte temporale più lungo di una manciata di settimane.
Le ragioni dello stallo
Le ragioni sono note a tutti e affondano nella combinazione di una pessima legge elettorale creata e, nonostante le critiche di facciata, ostinatamente mantenuta in vita dagli esponenti della decadente partitocrazia Italiana, più interessata alla propria permanenza nei palazzi del potere che a garantire al Paese il funziomento delle istituzioni, unita ad un’incapacità di politici vecchi e nuovi di parlare alla Nazione e catalizzare consensi intorno ad una singola formazione politica.
La tattica di Grillo
A questo si somma la perfetta tattica negoziale di Beppe Grillo, che, facendosi forte della propria posizione di leader non eletto di un “non partito” che cavalca la protesta generata dall’autoreferenzialità della nostra classe politica, rifiuta ogni tipo di dialogo con gli altri esponenti politici. La tattica di Grillo è chiara. Il rifiuto del dialogo, unito alle interviste alla stampa straniera in cui ribadisce il proprio messaggio anti europeista e anti sistema, non fanno altro che rafforzarne nell’elettorato la percezione di novello Savonarola, fustigatore del malcostume della nostra politica che accomuna destra, sinistra e centro in una comune estraneità ai veri problemi del Paese. Tutto questo con l’obiettivo di tornare al voto con questa legge elettorale e conquistare la maggioranza delle due Camere facendo leva sul sentimento di anti politica che la crisi economica ed istituzionale quotidianamente accresce.
I limiti dei suoi competitor
Certo, una classe politica dotata di un minimo di credibilità potrebbe spiegare che il gioco di Grillo non fa altro che peggiorare la situazione in cui versa il Paese rilanciando il concetto di responsabilità verso le istituzioni che deriva dall’esserne parte all’esito di una tornata elettorale. Peccato che un centro destra i cui comportamenti sono sempre più degni di un film di Vanzina, unito ad un centro sinistra dominato da una classe dirigente stantia, sclerotizzata in un ormai decotto antiberlusconismo a tutti i costi, incapace di innovazione e abile solo nel scimmiottare proposte del Movimento 5 Stelle sperando di attirarne a se qualche esponente meno vincolato al giuramento di fedeltà al leader assoluto ed un centro numericamente marginale e che continua a perpetuare gli errori alla base della suddetta marginalità (inclusa una scelta delle classi dirigenti che sempre più tradisce una voglia di rifondazione democristiana) non hanno né la forza, né la credibilità di convogliare un messaggio di responsabilità nazionale.
Il dilemma di Napolitano
A questo punto, Napolitano si trova di fronte ad un dilemma. Se da un lato la consuetudine istituzionale suggerisce di affidare un mandato provvisorio per la formazione del Governo al leader dello schieramento in possesso della maggioranza alla Camera (vista la totale frammentazione del Senato) dall’altro, il medesimo senso di responsabilità che si chiede a Grillo dovrebbe suggerire a Bersani di non cercare di perseguire soluzioni abborracciate ed a breve termine e di prendere atto dell’impossibilità di portare a buon fine il compito di creare un esecutivo dotato della forza, solidità e credibilità necessarie per fornire al Paese le risposte necessarie.
Gli scenari perseguibili
A questo punto si aprirebbe una serie limitata di scenari perseguibili:
1) Tornare al voto non appena possibile: il che presupporebbe l’impossibilità di portare a termine qualsiasi tipo di riforma da qui a fine anno, ivi inclusa la legge elettorale, consegnando il Paese ad uno scenario di assoluta instabilità aggravata delle probabili tensioni sui mercati esarcerbate dall’incertezza delle elezioni in Germania in autunno. In sintesi la “tempesta perfetta” che metterebbe il Paese nelle mani di Grillo.
2) Formare un governo del Presidente di unità nazionale: fermo restando che i Governi dei Presidenti richiedono la funzione di tutela di colui che se n’è assunta la responsabilità e questo è poco coerente con un Presidente a fine corsa e poco disposto ad essere rieletto, i nomi sul tavolo (Cancellieri, Passera, Visco) sembrano tutti riproporre l’esperienza Monti con un esecutivo nell’ultima fase ostaggio degli interessi particolari dei partiti che lo sostengono e un ennesimo favore a Grillo che si porrebbe sempre di più come unica alternativa ad un sistema consociativo.
3) Affidare l’incarico a Renzi: ammesso e non concesso che Renzi abbia voglia di accettare l’incarico, correndo il rischio di bruciarsi, la soluzione è indubbiamente suggestiva viste le numerose benedizioni a Renzi provenienti da Berlusconi ed il probabile favore anche da parte di molti parlamentari del Movimento 5 Stelle. Peccato che richiederebbe un passo indietro di tutto il Soviet supremo del Partito Democratico il che, purtroppo, sembra molto improbabile.
4) Affidare l’incarico a Grillo: la proposta che può sembrare una mera provocazione o un azzardo consentirebbe di scoprire il bluff di Grillo che, non potendo rifiutare l’incarico (avendo lui stesso lanciato un appello per un Governo a 5 Stelle) lo obbligherebbe a passare dai panni della mera protesta a quelli, più scomodi, di una responsabilità di Governo. Certo, alcune delle proposte dei Grillini avrebbero impatti catastrofici (quali, per esempio, il reddito di cittadinanza o la settimana lavorativa di 20 ore) ma rimane il dubbio che, una volta giunti questi al Governo, vengano realmente perseguite. In ogni caso, rimanendo un Governo di minoranza, potrebbe essere sfiduciato in qualsiasi momento qualora si dimostri inadeguato, cosa che sarebbe impossibile se si tornasse al voto consegnando a Grillo il controllo di entrambe le Camere.
Purtroppo il pessimismo della ragione mi porta a temere che lo scenario più probabile sarà quello del Paese affidato ad un Governo debole ed inconcludente con elezioni a breve termine. Il che equivarrà a perdere ulteriore tempo prezioso e, purtroppo quando si ha a che fare con un malato terminale come la società e l’economia Italiana, ogni secondo perso può essere fatale.