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Perché Stiglitz elogia il successo di Grillo

Il premio Nobel all’Economia, Joseph Stiglitz, rincara la dose. L’austerità è il vero problema dell’Europa, e la Germania, unica potenza rimasta saldamente in piedi, si oppone alla revisione di politiche che stanno distruggendo il capitale, economico e umano, della zona. In un intervento sul quotidiano francese Les Echos, Stiglitz sottolinea come i cittadini italiani l’abbiano capito, ed il voto italiano dimostra non miopia ma consapevolezza della gravità della situazione. I possibili scenari? Se non si prende subito in mano la situazione, l’unica via di sopravvivenza è l’addio all’euro.

La disoccupazione

“Il risultato delle elezioni italiane – spiega il professore all’Università della Columbia a New York alle cui teorie dice di essersi ispirato in parte il M5S di Grillo in campo economico, o meglio lo dice Gallegati, uno degli economisti più vicini ai grillini – costituisce un segnale chiaro per i dirigenti europei: gli elettori rifiutano la loro politica d’austerità. Anche se i dirigenti evitano di dirlo, una grande parte dell’Unione è in recessione. Dall’inizio della crisi, il crollo della produzione italiana è equivalente a quello degli anni Trenta. Il tasso di disoccupazione giovanile in Grecia tocca il 60%, e quello spagnolo il 50%. Con la distruzione del suo capitale umano, il tessuto sociale europeo si sfilaccia e il suo futuro è a rischio”.

No alle accuse di populismo per chi propone vie diverse

I dirigenti che propongono vie alternative “sono spesso additati come populisti. Ma in realtà, quella che ha condotto i cittadini italiani a rifiutare le misure che sono state loro imposte non è né populismo né miopia politica. Si tratta piuttosto della consapevolezza di quanto siano nocive. Il capitale fisico, umano e naturale europeo è intatto, ma la politica scelta porta ad una sottoutilizzazione massiccia di queste risorse. Qualunque sia la natura del problema del Vecchio Continente, una politica che provoca tali perdite non può essere una soluzione. Quello che è sicuro, è che ci vorranno almeno dieci anni per rimettersi dai danni causati dall’austerità”.

Quello che serve all’Europa

“L’Europa – osserva – ha bisogno di federalismo fiscale, non solo di un controllo centralizzato sui bilanci nazionali. Bisognerebbe anche accrescere le spese controllate dall’Unione, ciò che invece non permette il suo minuscolo budget, tagliuzzato ancora di più dai partigiani dell’austerità.
C’è bisogno anche di una vera unione bancaria che comporti una garanzia comune dei depositi così come una sorveglianza e delle procedure europee, affiancate da eurobond o da strumenti equivalenti”.

Niente svalutazioni interne

I dirigenti europei “riconoscono che, senza crescita, il fardello di questo debito continuerà ad aumentare e che l’austerità non è davvero una strategia di crescita. D’altra parte, la svalutazione interna, con la riduzione dei salari, sarebbe nefasta per imprese e Stati. Gli aggiustamenti nei diversi settori avverrebbero a ritmi diversi, una deflazione interna causa di enormi distorsioni economiche”, commenta Stiglitz.

L’opposizione della Germania

“Il progetto europeo era, e resta, una grande idea politica, e piuttosto che incoraggiare la solidarietà interna, semina discordia tra i Paesi membri. Il governatore della Bce Mario Draghi ha promesso di “fare tutto il necessario” per l’euro, ma la Germania rifiuta sistematicamente le misure che permetterebbero una soluzione a lungo termine”.

Riforme o fine dell’euro

Come uscirne? “L’Europa ha bisogno di riforme strutturali. Una riforma strutturale dell’organizzazione istituzionale dell’eurozona che abbia più effetti possibili, non una di quelle interne ad ogni Paese membro. Se l’Europa non ha la volontà d’intraprendere una strada simile, dovrà forse rinunciare all’euro per assicurarsi la sopravvivenza”, conclude Stiglitz.

 



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