Dopo l’incontro di ieri alla Luiss, il ceo e fondatore della società russa di cyber security Kaspersky Lab, Eugene Kaspersky (nella foto), ha incontrato oggi gli studenti del Dipartimento di Ingegneria Informatica Automatica e Gestionale dell’università La Sapienza di Roma. Per il manager è stato un po’ il modo per ‘presentarsi’ all’Italia schivando le polemiche che hanno visto coinvolta la compagnia oltreoceano ma, anzi, concentrando l’attenzione sul futuro del settore e, in particolare, su uno dei suoi problemi principali: l’ampio gap di competenze informatiche che le aziende di tutto il mondo stanno registrando.
SERVONO COMPETENZE
Nel suo discorso, l’esperto russo ha tentato incoraggiare i giovani di talento a intraprendere una carriera nella sicurezza informatica e utilizzare così le nozioni acquisite nella lotta contro il cyber crimine.
“Il settore della sicurezza e dell’istruzione”, ha rilevato, “devono fare molto di più per reclutare la nuova generazione di cyber professionisti. Nessun Paese al mondo ha un numero sufficiente di esperti di sicurezza informatica ed è importante che sempre più giovani ingegneri scelgano questa strada”.
A sostegno di questa tesi, il manager ha snocciolato alcuni dati di una recente indagine condotta da Kaspersky Lab, secondo la quale poco più della metà degli italiani di età inferiore ai 25 anni (54%) vorrebbe partecipare alla lotta contro il crimine informatico. Tuttavia, attualmente i datori di lavoro non riescono a indirizzare l’interesse e il talento dei giovani verso questo settore. Molte aziende non offrono ruoli entry-level nel campo della sicurezza informatica; la maggior parte (76%) promuove personale interno, fornendo formazione se necessario, e recluta esternamente i professionisti senior della sicurezza (39%).
Eppure, ha sottolineato Kaspersky, “le ragioni per scegliere una carriera nella
cybersecurity sono molteplici: innanzitutto per l’emozione di combattere i cattivi – noi non leggiamo i racconti gialli, noi li viviamo; in secondo luogo perché la sicurezza IT è un problema globale e un lavoro in questo settore vi porterà a girare il mondo; infine, non meno importante, perché gli stipendi sono molto interessanti!”.
L’ALLARME DEL CEO
D’altronde, ha evidenziato Kaspersky, coinvolgere nuove leve nel campo della sicurezza cibernetica non è un’opzione, ma una vera e propria necessità. Nel corso del suo intervento, il manager ha infatti lanciato un allarme sul panorama delle minacce in rapida crescita, che vede sempre più dispositivi e sistemi operativi sotto attacco.
Nessun device, ha sottolineato, è al sicuro: PC e smartphone ma anche dispositivi IoT, auto connesse, sistemi SCADA, infrastrutture critiche, fino alle macchine del caffè connesse. I criminali tradizionali – così come i sabotatori e persino i terroristi – collaborano con i più avanzati gruppi cyber criminali per colpire obiettivi tradizionali con tecniche nuove ed estremamente sofisticate.
I CONSIGLI DI KASPERSKY
Per Kaspersky, però, reagire è possibile. Dopo aver, come detto, invitato i giovani talenti italiani a scegliere una carriera nella cyber security, il
manager ha consigliato alle aziende di proteggere le proprie attività e i propri clienti attraverso una strategia basata su quattro fasi: prevenzione, attraverso la protezione degli endpoint con soluzioni di sicurezza affidabili; rilevamento di eventuali attacchi mirati sofisticati; risposta, bloccando l’infezione e risolvendo il problema; previsione di attacchi futuri, basata sugli insegnamenti ricavati dai precedenti attacchi. I sistemi industriali, ha evidenziato, rappresentano un nodo particolarmente critico: per queste infrastrutture, infatti, la protezione degli endpoint non è sufficiente, è necessario proteggere i processi tecnologici con un approccio “secure by design”.
I NUMERI DEL FENOMENO
“Ogni anno il crimine informatico costa al mondo 450 miliardi di dollari, 13 volte la spesa globale per le missioni spaziali”, ha commentato ancora Kaspersky. “Il numero in costante crescita di vittime di alto profilo e la proliferazione dei malware per dispositivi IoT possono giustamente portare a credere che i cattivi stiano vincendo, mentre noi – le potenziali vittime – stiamo perdendo questa battaglia. Tuttavia, c’è ancora spazio per l’ottimismo. Una collaborazione tra i maggiori esperti di sicurezza informatica e le forze dell’ordine di tutto il mondo è l’unica speranza per sconfiggere i criminali e garantire che tutti noi possiamo godere appieno del progresso tecnologico”, ha concluso il ceo.