Una delle ragioni che spiega la passione con cui Silvio Berlusconi si muove nell’agone politico risiede nelle relazioni internazionali. Uno dei meriti che l’ex presidente del Consiglio assegna a se stesso – e per la verità anche molti dei suoi oppositori – è infatti nelle capacità diplomatiche che gli hanno consentito di intessere rapporti particolarmente buoni con numerosi leader globali, compresi alcuni molto discussi (e però molto potenti). Insieme a Vladimir Putin, uno degli amici più cari al leader del centrodestra c’è Erdogan. Non è un rapporto segreto. Berlusconi ha sempre considerato e tuttora considera la Turchia un interlocutore chiave, sia sul piano economico sia su quello politico. Avrebbe voluto e dovuto incontrarlo a Roma il suo amico Erdogan. Era rientrato apposta nella città eterna ed aveva così giustificato la sua assenza dal tribunale di Genova dove si celebra un ennesimo processo a Claudio Scajola. Eppure l’incontro non c’è stato, è saltato. Non esiste una comunicazione ufficiale che ne spiega le ragioni ma non si può negare come sulla Turchia abbia dovuto ingoiare il boccone amaro della solitudine nella sua stessa coalizione
SALVINI E MELONI DICONO NO (E ANCHE IN FI…)
“No alla Turchia in Europa. No all’islamizzazione dell’Europa: consegniamo noi al presidente turco Erdogan questo messaggio del popolo italiano, visto che il governo di sinistra non lo farà”. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia (e candidato premier, tiene a far sapere), sceglie la sua bacheca di Facebook per rendere noto cosa pensa del leader venuto da Ankara. Matteo Salvini cerca di essere ancora più esplicito, se possibile. “Mi vergogno che l’Italia ospiti il rappresentante di un regime estremista sanguinario, di un Paese islamico nei fatti, dove la religione comanda sulla legge. La Turchia in Ue sarebbe il disastro”. Non si ferma qui il capo della Lega che, intervenendo ad Omnibus su La7, aggiunge: “Vorrei vedere come voteranno i partiti, compresa Forza Italia, la nostra mozione contro l’ingresso della Turchia in Ue”. Quel “compresa Fi” è un passaggio di pochissimi istanti ma segna il colpo inferto nel petto di Berlusconi, che alle amicizie tiene molto. Chissà poi se all’ex Cavaliere hanno passato le dichiarazioni dei “suoi” contro il presidente turco. Già. Anche Renata Polverni, che del partito di Berlusconi fa parte, ha voluto commentare. “Arriva a Roma il dittatore turco Erdogan per incontrare il Papa, Gentiloni e Mattarella, e ci dà lezioni di diritti umani. Incredibile ma vero che venga consentito. È troppo chiedere loro di ricordare oggi a un dittatore antisemita e persecutore di minoranze che i curdi proprio in questi giorni denunciano che li sta massacrando ad Afrin con i bombardamenti? È legittimo chiedersi quale politica estera perseguano l’Italia e il governo Gentiloni? Noi crediamo che sia arrivato il momento di un cambiamento drastico”. Gulp! Povero Silvio.
LA RIVINCITA CON GLI IMPRENDITORI
Se il suo stesso centrodestra rinnega con virulenza la forza del rapporto con Erdogan, ieri Berlusconi ha potuto tirare un sospiro di sollievo. I suoi colleghi imprenditori non sono accecati dalla campagna elettorale e riconoscono bene il valore della Turchia come partner di business. Diciassettesima economia del mondo, sesta in Europa, con un Pil da 858 miliardi di dollari cresciuto in media annua del 5% dal 2004 al 2016, ed investimenti diretti esteri per 12,3 miliardi di dollari nel 2016, la Turchia punta infatti anche sul rafforzamento dei rapporti commerciali con l’Italia. Così, a dispetto di Salvini e Meloni che rivendicano la priorità del made in Italy, in un hotel Excelsior blindato in via Veneto il presidente turco Erdogan si è ritagliato uno spazio per un confronto con gli imprenditori italiani.
La delegazione tricolore, accompagnata dal segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni, era composta dai protagonisti della nostra economia come il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il ceo della Pirelli Marco Tronchetti Provera, il vicepresidente della Barilla Paolo Barilla e l’amministratore delegato di Salini Impregilo, Pietro Salini. A tavola con Erdogan c’erano anche il presidente di Fincantieri e presidente dell’Ispi Giampiero Massolo, il presidente della Snam Carlo Malacarne, il presidente della Astaldi Paolo Astaldi, Fabrizio Saccomanni, ex ministro dell’Economia e presidente del cda di Unicredit, il prefetto Gianni De Gennaro, presidente di Leonardo, il presidente di Elettronica Enzo Benigni, l’amministratore delegato di MBDA Italia Pasquale Di Bartolomeo, l’ambasciatore Fulci, presidente di Ferrero, e l’ingegner Franco Caltagirone che investimenti in Turchia ne ha già attivi, e con soddisfazione. Per Berlusconi senza dubbi questa cena ha dimostrato la miopia dei suoi alleati e gli ha confermato il desiderio che questa campagna elettorale duri il meno possibile, costretto com’è a combattere i 5 Stelle e a parare i colpi, non sempre alti, dei suoi alleati che sulle questioni internazionali fatica davvero a riconoscere come interlocutori degni di lui.
I NUMERI TURCHI
Il leader di Forza Italia è andato a rileggere i dettagli dell’interscambio Roma-Ankara. Una ennesima conferma. Nelle relazioni commerciali l’Italia è per la Turchia il terzo partner con 16 miliardi su un intercambio totale di 308 miliardi di euro ed una quota di mercato del 5,2% (nel 2016), come indica la nota economica sul Paese dell’Ice Agenzia, da cui emergono i dati che ne delineano lo scenario economico. La Germania è il primo partner con 32 miliardi, la Cina il secondo. L’import dall’Italia vale 9,2 miliardi (con il settore della meccanica al primo posto) e l’export dalla Turchia in Italia 6,8 miliardi (dati 2016). Nei primi sei mesi del 2017 l’interscambio è aumentato dell’8,75, con un +2,3% di importazioni e +18,3% di esportazioni verso l’Italia: nel semestre il saldo “resta stabilmente in attivo per l’Italia per 831 milioni”. Sono “settori prioritari” per il made in Italy, in Turchia, l’elettromedicale, infrastrutture, costruzioni e logistica, energia e rinnovabili, Industry 4.0 e smart technology, meccanica strumentale, moda e lifestyle, agroalimentare e bevande.