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Il Pd fa il pieno delle cariche istituzionali

Presidente della Repubblica Giorgio  Napolitano (PD), Presidente del Senato Piero  Grasso (PD), Presidente della Camera Laura Boldrini (SEL) : con meno del 30% dei voti il PD, con l’appendice di Vendola (SEL), fa il pieno delle cariche istituzionali.

Peggio che con la Legge Acerbo che, almeno prevedeva le preferenze, gli eredi di Togliatti, Longo e Berlinguer hanno raggiunto il massimo degli obiettivi possibili: la conquista delle ultime casematte istituzionali disponibili della Repubblica italiana. Manca solo il governo.

Grillini o montiani che siano i voti confluiti su Grasso al Senato, poco importa, almeno per adesso.  Restiamo in attesa di vedere cosa accadrà nei prossimi giorni, con l’incarico per la formazione del nuovo governo e, qualche mese  più in là, con l’elezione del successore di Napolitano. Montiani silenti e grillini spaccati. Cominciano i dolori del non più giovane Grillo.

L’Italia oggi è rappresentata a tutti i livelli da un partito che non rappresenta se non un quarto dell’intero elettorato, alla mercè del movimento-setta di un comico e/o di un professore ambizioso che sembra non avere più freni inibitori alla sua libidine di potere.

E tutto ciò con metà del Paese, i non votanti con le schede bianche e nulle e il centro-destra fuori da qualsiasi rappresentanza istituzionale.

Bersani dopo il voto aveva detto: “ Siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto”. Ora potrebbe aggiungere: “ ci  siamo presi e ci stiamo prendendo tutto” tranne, forse, il governo reale del Paese.

Intanto, nel pieno di una crisi economica, finanziaria e occupazionale drammatica,  i centri sociali milanesi, ispirati alle tecniche di guerriglia dei black blocks tristemente noti nei drammatici fatti di Genova, hanno avviato la battaglia di primavera con l’assalto alle banche di Milano. Sono le prime concrete avvisaglie di ciò che potrà accadere in Italia dopo il voto di protesta riversatosi sul movimento cinque stelle: la rivolta sociale.

Il folle disegno bersaniano di un’alleanza palese con il movimento di Grillo cui ha offerto un cervellotico programma di otto punti, ha partorito l’en plein sulle istituzioni. Ora, per completare l’opera,  manca solo la testa dell’odiato Cavaliere e un nuovo presidente della Repubblica più duttile di quanto non sia stato sin qui, almeno a parole, Napolitano,

E ne vedremo delle belle, nel senso di una situazione sempre più grave e seria che, prima di sfociare in elezioni politiche anticipate, potrebbe riservarci momenti di tensione sociale assai più violenti di quelli che la nostra generazione ha sperimentato negli anni 60-70 al tempo delle BR.

Solo nei prossimi giorni potremo comprendere ciò che il voto alla Camera e al Senato comporterà sul piano delle scelte politiche e delle alleanze parlamentari.

Noi da “DC non pentiti” non staremo a guardare come osservatori impotenti, ma da attori partecipanti cercheremo di sviluppare il progetto da tempo annunciato: concorrere da democristiani a riunire quanti intendono costruire la sezione italiana del PPE.

Una riflessione seria si imporrà a quanti nel Pdl e nel PD, così come nella residua pattuglia centrista montiana, non possono condividere la deriva dominante perseguita da un partito minoritario nel Paese che sta creando i presupposti di una gestione antidemocratica e autoreferenziale  dell’Italia, supportato da una parte della magistratura militante che, come la “vecchia talpa” gramsciana, ha saputo scavare e sta facendo sino in fondo e bene il suo mestiere.

Con un Cavaliere dimezzato e braccato dalle procure, essendo l’uomo più perseguitato di tutta la storia repubblicana cui andrebbe assicurato almeno l’onore delle armi, è anche  tempo che i moderati dell’intero arco politico italiano comincino a pensare di costruire un nuovo soggetto politico autonomo e a muoversi con le loro gambe ritrovando le ragioni più profonde del loro stare insieme.

Ettore Bonalberti
Direzione nazionale DC
Venezia, 17 Marzo 2013


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