È l’anno della commemorazione del ’68. Sono passati cinquant’anni e ancora ci troviamo in pieno nella stagione inaugurata allora. Le lobby che promossero allora l’alleanza fra il capitalismo selvaggio e la cultura di sinistra sono vive e operanti. Il loro scopo reale era ed è distruggere ciò che rimane di una società cristiana e della sua nozione fondamentale ovvero che l’uomo non può fare a meno di Dio. Allora i cattolici non seppero cavalcare la protesta che spettava a loro cavalcare: la protesta contro l’autoritarismo burocratico, il bellicismo imperialista, l’imbalsamazione borghese dell’amore familiare. Erano loro che avrebbero dovuto pretendere la fantasia al potere e di mettere fiori nei cannoni. Invece si sono sentiti dalla parte dei colpevoli e hanno sviluppato un atteggiamento di mediazione e di “dialogo” che ci ha portato alla desertificazione dei sentimenti, alla cultura della morte e all’arricchimento dell’un per cento dell’umanità contro l’impoverimento del novantanove per cento come denunciato recentemente a Davos.
Questi sono i risultati dell’alleanza fra spirito liberale e militanza marxista. I cattolici non si sono resi conto che avevano fra le mani il tesoro della dottrina sociale della Chiesa e, ancor di più, il privilegio dell’amore: quell’amore che porta il Figlio di Dio a dare la vita per i suoi amici, che siamo noi. Com’è stato possibile? Le analisi possono essere tante ma c’interessa la sintesi.
La sintesi è che un futuro migliore può crearlo solo chi crede nella dignità della persona, della necessità di un lavoro per tutti e del valore di una vita donata agli altri. In altre parole chi accetta l’insegnamento di Papa Francesco che, a sua volta, segue al grande contributo che Papa Ratzinger ha dato alla cultura europea, consentendole di superare i pregiudizi contro il cattolicesimo, e segue all’immane rivoluzione che la testimonianza di Giovanni Paolo II ha lasciato, ben espressa da un funerale unico nella storia dell’umanità.
Non ci perdiamo in chiacchiere. L’unico problema è la nostra ottusità nel comprendere la rivelazione divina e la convenienza di affidarci alla Provvidenza. Allora sì che avremo voltato pagina rispetto al ’68.