Più flessibilità, più ottimismo sulle borse e propensione al rischio in aumento. Pochi invece gli effetti per cittadini ed imprese. Il cortocircuito tra finanza ed economia reale lo sottolinea la Banca dei Regolamenti internazionali nel suo briefing trimestrale, che lancia l’avvertimento: “La politica monetaria e fiscale stanno raggiungendo il loro limite, ed ora occorre gettare le basi per una crescita forte e sostenibile”.
La sbronza dei mercati
“L’ampio sostegno delle politiche economiche ha infuso un rinnovato senso di ottimismo nei mercati finanziari – spiega la Bri -. La persistente debolezza dell’economia ha indotto un allentamento monetario generalizzato e un orientamento più moderato in materia di rigore fiscale. Il conseguente calo dei rischi al ribasso percepiti ha impresso slancio ai mercati, incoraggiando gli investimenti in attività più rischiose. Con il venir meno della ricerca di impieghi sicuri è lievitato l’afflusso di fondi verso azioni e strumenti di debito più remunerativi, compresi quelli di mercati emergenti e paesi periferici dell’area dell’euro. Tuttavia al rinnovato ottimismo dei mercati finanziari non ha ancora fatto riscontro un miglioramento della performance macroeconomica”.
Il debito globale in aumento
Le borse globali viaggiano sui massimi pre-crisi, gli spread scendono. Ma “le prospettive di crescita dell’economia non sono migliorate” e il debito globale, dal 2007, è salito di 30.000 miliardi di dollari.“E’ causa di preoccupazione la dipendenza dagli interventi straordinari di Bce e Fed e dal sostegno dei governi, che non risolvono i problemi sottostanti”. Servono riforme strutturali piuttosto che un “ulteriore aumento del debito”.
Affrontare i nodi strutturali
La Bri spiega che il rally dei mercati degli ultimi sei mesi e la bassa volatilità indica che gli investitori non si aspettano forti scossoni né scenari particolarmente negativi, anche grazie al piano ‘Omt’ della Bce e agli interventi della Fed. “Eppure – nota l’istituto di Basilea – le prospettive dell’economia reale ‘non sono migliorate, anche se alcuni dati recenti sono in qualche misura più positivi”.
“Vi sono chiari limiti ai risultati che questi interventi possono conseguire”, dal momento che queste politiche “non affrontano i nodi strutturali”.
Il limite dell’attivismo monetario e fiscale
Secondo la Bri “la politica monetaria e fiscale stanno raggiungendo il loro limite, ed ora occorre gettare le basi per una crescita forte e sostenibile. Ciò vuol dire realizzare riforme strutturali, rimuovere le barriere all’allocazione del capitale, e del lavoro attraverso i vari settori economici, e cominciare a farlo il prima possibile: aumentare ulteriormente il debito non può sostituire queste riforme”.
Le riforme bancarie
“Gli operatori hanno altresì reagito positivamente ai recenti sviluppi in materia di regolamentazione. Il 7 gennaio il Comitato di Basilea ha pubblicato una nuova versione del liquidity coverage ratio (LCR), basata su ipotesi di deflusso più accomodanti e una definizione più ampia di attività liquide (comprendente anche determinati mortgage-backed securities (MBS), obbligazioni societarie e azioni), da attuarsi in tempi più lunghi. Sul fronte della politica monetaria, le banche centrali delle cinque principali valute di riserva hanno mantenuto politiche espansive, anche lasciando i tassi di riferimento nominali prossimi o pari a zero”.
Il rischio Italia
“I timori per il rischio di eventi estremi hanno lasciato il posto a un clima di ottimismo man mano che i mercati finanziari globali ritrovavano slancio grazie alle politiche di sostegno. La riduzione del rischio di andamenti sfavorevoli nell’area dell’euro ha determinato un marcato rialzo dell’euro in gennaio. Questo apprezzamento si è accompagnato alla liquidazione delle posizioni corte nella moneta unica. In conseguenza di ciò, gli investitori hanno considerato meno probabile l’eventualità di ulteriori deprezzamenti, sia a breve che a medio termine. Il risk reversal a un mese,
tuttavia, si è nuovamente impennato in seguito ai risultati delle recenti elezioni italiane”. conclude il rapporto.