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Letta de Villéfort

Tutto ebbe inizio con l’ormai proverbiale – Enrico stai sereno – . Ma la storia è una gincana e ripassa sempre dalle sue curve più pericolose. Letta, gabbato da Renzi come Dantes da Moncerf, non è Moncerf, ma Villéfort. Non finisce all’If ma a Parigi. Con tanto di redingote e presidenza. Letta è un bonapartista, con avi illustri e gioca sempre su due sponde. È bonapartista, non nel senso dell’imperatore, ma dello stare sempre dalla parte giusta. È l’anticristo, per usare il titolo dell’ultimo album di Enrico Ruggeri.
In questa storia, poi, c’è anche un Danglars, ovvio. Banchiere di Etruria dal credito limitatissimo. Si guardi bene le spalle, dunque, il conte Gentiloni. Come il conte Spada potrebbe essere invitato da un aspirante Cesare a una tavolata. La tavolata di un Cesare è sempre una Borgia.


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